Opinioni & Commenti

Pluralismo dell’informazione. Dibattito sulla Gasparri

Un dibattito a distanza sulla legge Gasparri ha caratterizzato la seconda giornata del convegno sul pluralismo nell’informazione organizzato a Firenze dalla Federazione italiana dei settimanali cattolici nel ventennale di Toscanaoggi. Negli interventi della mattinata, presso il Convitto della Calza, il segretario generale del Censis, Giuseppe De Rita, ha detto che la normativa in discussione «non farà altro che accentuare i problemi di un sistema dell’informazione da anni bloccato e in balia della ciclicità degli investimenti pubblicitari». Opinione sostanzialmente condivisa dal massmediologo dell’Università Cattolica, Fausto Colombo, che ha definito la legge Gasparri «un progetto segnato dal neoliberismo strisciante». In difesa è invece intervenuto il sottosegretario alle comunicazioni, Massimo Baldini, garantendo che la legge «contribuirà ad un rafforzamento del pluralismo in campo radiotelevisivo». Baldini ha spiegato che «l?ampliamento del pluralismo passa anche attraverso l?evoluzione tecnologica: la moltiplicazione dei canali indotta dalla tecnologia digitale equivale a moltiplicare le possibilità di accesso a nuove voci nell’informazione e nella cultura».

«L’attenzione del Governo nei confronti della stampa ‘minore’, ma che riveste un importante ruolo sociale dimostrata da tutti i provvedimenti da noi adottati che riguardano l’editoria», è stata sottolineata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, in una lettera indirizzata a don Vincenzo Rini, presidente della Federazione italiana dei settimanali cattolici. Di nuovo contro la legge Gasparri è invece intervenuto il presidente della Commissione di vigilanza per i servizi radiotelevisi, Claudio Petruccioli, a giudizio del quale «la legge che deve ancora nascere, ha già fatto una grande quantità di danni» e «non sarà capace di risolvere nemmeno il problema della mancanza di pluralismo nell’informazione dovuto alla convergenze tra potere politico e potere della proprietà». L’unico intervento per risolvere questo problema, secondo Petruccioli, «è quello di porre dei limiti alla concentrazione editoriale nelle mani di una sola persona: questi limiti, invece, vengono addirittura accresciuti dalla legge».

Sulla crisi del mercato dell’editoria è infine intervenuto Enzo Cheli, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ricordando, tra le difficoltà che la carta stampata incontra in Italia, «la rigidità nella distribuzione dei giornali, quasi esclusivamente concentrata nelle edicole». Sta andando bene, invece, la vendita nei supermercati. Male invece la distribuzione postale, «caratterizzata da ritardi e arretratezze del servizio postale che scoraggiano gli abbonamenti». Malissimo le entrate pubblicitarie per la carta stampata che hanno subito un calo superiore al 6% sia nel 2001 che nel 2002, e un calo del 3,8% nei primi mesi del 2003. «Il fenomeno più nuovo – ha concluso Cheli – è quello della free press, i quotidiani distribuiti gratuitamente, 14 testate che rappresentano il 10% dei giornali diffusi ogni giorno in Italia».