Vescovi Toscani
Plotti, omelia ai funerali di Nicola Ciardelli
Questa mattina autorità, amici e fratelli, ha vinto la vita, ha vinto l’amore!
II piccolo Niccolo e il cuginetto Matteo con la loro innocenza e la grazia divina che hanno ricevuto nel Battesimo, celebrato poco fa, hanno sconfitto la morte, l’odio, la violenza e il terrorismo.
Dobbiamo credere fermamente che l’amore vince l’odio, che la verità vince la menzogna e l’imbroglio, che il bene vince il male e che il perdono vince la vendetta.
Morte e vita sempre si confrontano in un permanente duello. Ma quando la morte si carica di così orribili contenuti, occorre un antidoto altrettanto dirompente come il dono meraviglioso dell’Amore eterno di Dio, attraverso la grazia della rigenerazione ad una nuova vita che dal Battesimo si proietta oltre la morte.
Qui, oggi, davanti a questa bara e davanti a questi due bambini, abbiamo il dovere di gridare che la vita trionferà sempre sulla morte.
Qualche volta. purtroppo,siamo tentati di pensare che il male, la cattiveria, la perdita di ogni dignità umana possano avere la meglio e che la violenza e la perfidia possano trovare sempre più spazio per diffondersi e schiacciare ogni germe di civiltà e di umanità. Quando poi si assiste, attoniti, all’uccisione di un innocente, solo per una sete insaziabile di sangue, allora sembra che ci venga meno ogni speranza e ogni fiducia nell’uomo.
La conflittualità dilagante diffusa in tutto il mondo, e anche in casa nostra. non farà altro che innescare nuove violenze e nuove intolleranze. Conflittualità sempre più gonfiata artificiosamente per la sete di dominio e di potere. Sempre più causata dagli inconciliabili scontri tra popoli ricchi e gente costretta a subire l’arroganza di chi ha troppo e, contrabbandando valori umanitari e libertari, tende a perpetuare situazioni peccaminose di squilibrio economico e sociale, al fine di consolidare il proprio benessere e i propri sporchi traffici. La barbara uccisione di questi nostri tre fratelli a Nassiriya è il frutto di questa logica iniqua e perversa, che eliminando gli innocenti, fa spazio alla cultura della morte e della sopraffazione.
Allora occorre guardare all’innocenza di Nicola e di questi due bambini, di tutti i bambini del mondo, soprattutto di quelli che muoiono a centinaia e migliaia negli innumerevoli conflitti armati che dilagano nel mondo, per ribadire con fermezza e coraggio che la pace si raggiungerà soltanto quando sapremo mettere al centro del nostro convivere l’innocenza come valore assoluto anche per noi adulti, spesso delusi, scettici e disincantati.
Perché dire innocenza non significa parlare di ingenuità o di immaturità, di qualcosa di negativo e di inattuale, ma significa dire genuinità, vivacità, entusiasmo, pulizia, sincerità, limpidezza e voglia di vivere serenamente e gioiosamente i rapporti con gli altri.
Significa credere davvero che per l’uomo, anche il più peccatore, c’è una salvezza, c’è una redenzione, c’è un riscatto, solo però a condizione che ci rivestiamo di quell’abito che il Vangelo chiama “purezza di cuore”. Gesù ha detto: “se non diventerete bambini non entrerete nel Regno”.
Solo così il sacrificio di Nicola Ciardelli e dei suoi due compagni non sarà stato vano. Anzi sarà davvero un nuovo germe di vita rinnovata e che oggi matura nel piccolo Niccolo.
E’ come se il suo papà l’avesse generato una seconda volta per tutti noi, per farci credere che l’innocenza può essere calpestata, ma continuerà ad essere provocazione e richiamo a chi ha perso il senso della dignità della vita, propria e altrui.