Toscana
Più di tremila “nuovi poveri” dal 10 marzo: il report delle Caritas toscane sull’emergenza
Più di tre mila. Per la precisione 3.042. Sono i “nuovi poveri” sostenuti dalle Caritas diocesane della Toscana dal 10 marzo al 22 aprile scorso, praticamente dal giorno subito successivo al primo lockdown deciso dal Governo per contenere il diffondersi dall’epidemia. Persone totalmente sconosciute alla rete dei servizi degli uffici per la pastorale della carità delle diocesi della regione nel periodo precedente alla pandemia. E’ il dato che emerge dal primo report di monitoraggio di Caritas Toscana su “emergenza Covid-19 e povertà” visti dalla prospettiva di un organismo pastorale direttamente coinvolto nel sostegno alle fasce più vulnerabili in tutti i territori fin dall’inizio dell’emergenza e basato sulle risposte ad un ampio questionario compilato da tutte le diocesi. “Rispetto al periodo precedente – si legge nel documento – si stima che i “nuovi poveri” incontrati dalle Caritas diocesane siano aumentati del 91%”.
Un incremento elevatissimo che assume anche una molteplicità di volti differenti. Tutti o quasi, però, accomunati da un comune denominatore: “Le informazioni provenienti dalle diocesi confermano come, anche in Toscana, sia soprattutto il mondo del lavoro a pagare le conseguenze più acute della crisi economica e sociale dovuta al lockdown necessario per contenere la pandemia”. I profili, però, sono diversificati: “Un colpo molto duro è stato inferto al mondo del lavoro dipendente, letteralmente fermatosi causa del blocco del sistema economico e con serie difficoltà a rimettersi in moto in tanti settori: sono 10, infatti, le diocesi che hanno segnalato nuove povertà fra i lavoratori dipendenti che salgono 12 se s’include anche il lavoro di cura”. Particolarmente colpita anche l’area del lavoro autonomo e della piccola impresa: “Sia che si tratti di maaziende di piccole o piccolissime dimensioni e partite Iva, sia nel caso dei giostrai e, in molti casi anche degli ambulanti – prosegue il report – : pure in questo caso sono dieci le diocesi che in questo periodo hanno incontrato “nuovi poveri” fra queste categorie”. Particolare preoccupazione è destata, in particolare, “dalla situazione di chi, prima dell’emergenza, lavorava nell’economia sommersa e ora si trova del tutto sprovvisto di tutele, un fenomeno cresciuto in almeno sette diocesi della Toscana mentre in altre cinque le difficoltà riguardano anche l’area del lavoro precario e stagionale”.
La pandemia peraltro ha riportato all’attenzione delle Caritas diocesane “anche le fragilità degli anziani, segnalati in crescita in quattro diocesi” e “pare essersi leggermente ampliata pure l’area della marginalità grave: a Prato e soprattutto Pisa è cresciuto il numero di persone senza dimora che hanno bussato alle porte dei centri Caritas, ancora all’ombra della Torre ma anche a Pistoia e soprattutto Pescia sono numerose le richieste di aiuto da parte di persone che si prostituiscono e sempre a Pistoia emerge la richiesta d’aiuto di nomadi e richiedenti asilo”. Sottotraccia anche il rischio di vedere crescere significativamente “l’ulteriore impoverimento dei migranti, particolarmente numerosi proprio fra le categorie più colpite e meno tutelate: è il caso dei lavoratori irregolari e stagionali, ma anche delle badanti e degli ambulanti”.
In un quadro pesantemente critico, però, aumenta la solidarietà dei toscani: sono state tantissime le donazioni e i gesti concreti di prossimità delle ultime settimane, di cui hanno beneficiato grandemente anche i servizi Caritas. E aumenta il volontariato dei giovani: “Sono almeno 12, infatti, le diocesi che hanno visto aumentare il servizio degli under 34 a fronte di una diminuzione prevedibile di quello degli over 65 in 14”.