Vita Chiesa
Pistoia, lettera aperta ai genitori: «L’ora di religione non è peccato»
Il testo (pubblicato integralmente sul sito diocesano: www.diocesipistoia.it) è scritto «per dare qualche motivo di riflessione sulla scelta consapevole dell’ora di religione». Una scelta che quest’anno sta avvenendo anche attraverso le modalità on-line.
Bartolini invita a evitare «scelte frettolose» e sottolinea cinque punti a favore della possibilità data ai ragazzi di fare religione a scuola: cosa diversa – spiega – rispetto alle forme di catechismo nella parrocchie. In primo luogo l’ora di religione, in una realtà multiculturale e multireligiosa, è importante affinché «i figli conoscano le tradizioni, la cultura, la religione del nostro Paese per essere capaci di dialogo con tutti». Durante l’ora di religione «si impara a conoscere anche le altre culture e religioni perché la nostra mentalità e gli atteggiamenti siano di confronto, dialogo e rispetto».
Bartolini fa poi notare due aspetti più tecnici: l’insegnamento della religione cattolica è «ora curricolare» e dunque «una disciplina scolastica vera e propria che impegna docenti sempre più preparati e attenti alla vita dei ragazzi»; chi non si avvale dell’IRC spesso non ha docenti di materie alternative e finisce in quella che Bartolini chiama «l’ora del nulla», con una non esaltante conclusione («si insinua nei ragazzi l’idea che a scuola si deve stare il meno possibile e, appena ne è data la possibilità, si esce»).
Una sottolineatura anche in favore degli insegnanti di religione (in diocesi di Pistoia sono circa un centinaio per tutti gli ordini di scuole): essi partecipano a pieno titolo a tutte le attività degli organi collegiali della scuola, hanno alle spalle percorsi formativi specifici e non sono dunque «di seconda fascia». Ultimo aspetto che il prof. Bartolini invita a considerare è il fatto che l’ora di religione nelle scuole è una opportunità («preziosa») anche sotto il profilo culturale specie in un contesto decisamente post-secolarizzato come il nostro dove, in assenza dei fondamentali derivanti dalle conoscenze religiose, finisce spesso per essere impossibile, ad esempio, leggere moltissimi capolavori dell’arte. Senza una minima conoscenza dei fondamentali della religione cattolica, ipotesi tutt’altro che peregrina nel contesto odierno, il rischio per fasce sempre più estese di persone è di non comprendere le varie espressioni, antiche e moderne, dell’arte e del pensiero con un divario sempre più profondo fra chi è in grado di capire e chi no.
Fare i conti con la religione può anche essere utile sotto un profilo eminentemente laico: serve «a porsi domande di senso» educandosi alla critica. «Se si impara a scoprire il perché di quello che si fa, se si impara a capire che la vita è un cammino di ricerca critica, allora la vita apparirà nella sua bellezza e lo studio, insieme alla cultura, diventeranno l’occasione per intraprendere il cammino».