Pistoia

Pistoia, il monito di padre Patriciello sull’educazione: “Diamo modelli accessibili ai nostri giovani”

Il parroco di Caivano ha affrontato le sfide dell’educazione nella mattinata di lavori al Seminario vescovile pistoiese

Padre Maurizio Patriciello

Una “alleanza educativa” tra scuola, famiglie, istituzioni e territorio, per costruire e restituire ai nostri giovani dei modelli prossimi, e facilmente accessibili per una crescita serena e senza violenze delle nuove generazioni.

L’incontro al Seminario Vescovile della Diocesi di Pistoia ha visto la partecipazione di istituzioni e del mondo della scuola del territorio in un confronto a cuore aperto con Padre Maurizio Patriciello, parroco di Caivano e da tempo in prima linea in una – come ha sottolineato più volte nel corso della mattinata – delle principali piazze di spaccio d’Europa.

“C’è un perdurante clima di violenza – esordisce Padre Patriciello – con queste due guerre fratricide che sono un esempio pessimo sotto i nostri occhi e soprattutto sotto gli occhi dei nostri giovani. Ma sbagliamo anche noi nei loro confronti, perché non siamo stati e spesso non siamo ancora buoni modelli per i nostri ragazzi. Dobbiamo renderci conto che per le bambine ed i bambini i modelli di legalità troppo distanti possono risultare difficili da raggiungere; si deve iniziare nelle nostre comunità, dai padri e dalle madri, gli insegnanti ed i parroci devono essere i primi modelli di legalità. Hanno bisogno di modelli accessibili delle persone che gli stanno intorno: creando un clima sereno nelle famiglie, non ci sarà nemmeno più bisogno di dire ai nostri ragazzi di volersi bene”. 

Una prossimità rimarcata anche da parte del direttore dell’ufficio scolastico della Diocesi di Pistoia, Edoardo Baroncelli. “Il compito di chi come noi è a contatto quotidianamente con i ragazzi è molto importante – approfondisce Baroncelli -. Siamo vedette educative, scorgiamo l’albeggiare dei cambiamenti. Uno di questi segni che siamo chiamati a cogliere è il rischio grande che i nostri modelli stanno correndo: sovrastimare l’efficacia educativa della parola”.