Pisa
PISANI PELLEGRINI A LOURDES
di Graziella Teta
Grotta, prateria, esplanade, cachot, flambeaux. Il lessico di Lourdes s’impara presto, e non si dimentica più. Lo sanno bene gli oltre 220 che hanno partecipato al pellegrinaggio diocesano, guidato dall’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, pellegrino speciale, nell’occasione del 5° anniversario della sua consacrazione episcopale (avvenuta il 7 settembre 2003). Sono famiglie, uomini e donne, religiose, preti provenienti da ogni parte della diocesi e anche oltre.
ccomunati dal desiderio di vivere, nel giubileo dei 150 anni delle apparizioni, una forte esperienza spirituale e di fraternità attorno a quella grotta di Massabielle, tra i Pirenei francesi, dove Bernadette Soubirous vide la Vergine per 18 volte.
Dal denso taccuino del viaggio emergono, per rimanere della memoria di ognuno, tanti momenti. A cominciare dall’arrivo, venerdì 5 settembre, con l’apertura del pellegrinaggio nel tardo pomeriggio e il saluto alla grotta.
O il cammino giubilare del giorno successivo, con la visita ai luoghi di Santa Bernadette: la chiesa parrocchiale, dove si conserva il fonte battesimale dov’è stata battezzata; il «cachot» (la cella di una prigione abbandonata) dove ha abitato la famiglia Soubirous; la porta San Michele, le arcate e la Grotta; infine, l’oratorio dell’ospizio dove Bernadette ricevette la Prima Comunione, tra la 17esima e 18esima apparizione.
La celebrazione penitenziale e le confessioni nella Chiesa di San Giuseppe. Quindi la messa vespertina, alla chiesa di Santa Bernadetta, celebrata dall’arcivescovo (a fianco sintesi dell’omelia), e salutato da monsignor Danilo D’Angiolo. «Siamo all’inizio di un anno pastorale che vogliamo mettere sotto la protezione della Madre di Dio, Maria Santissima» ha ricordato D’Angiolo. Il sacerdote ha ringraziato Dio di aver insignito l’arcivescovo «della pienezza del sacramento dell’ordine, economo della grazia del supremo sacerdozio, specialmente nell’Eucarestia e poi nelle responsabilità che come successore degli apostoli la Chiesa gli ha affidato».
Suggestiva e coinvolgente processione «aux flambeaux» con le migliaia e migliaia di luci portate dai pellegrini e la processione eucaristica.
La Messa Internazionale al mattino della domenica: la calorosa la manifestazione d’affetto dell’intera comunità pisana stretta intorno al suo pastore, e il toccante momento in cui la piccola Lavinia Bernadette ha consegnato un dono all’arcivescovo (un’icona di Madonna con Bambino). O la concelebrazione mattutina del lunedì alla grotta, dove i pellegrini pisani si sono uniti a quelli di Napoli e di Torino e il cardinale Sepe: l’omelia è stata tenuta da monsignor Benotto e, al termine della Messa, il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, ha ricordato il V° anniversario della consacrazione episcopale del nostro arcivescovo fra gli applausi dei migliaia di pellegrini presenti.
O ancora la catechesi tenuta da Benotto nella sala Giovanni XXIII e la suggestiva via Crucis e infine il rosario.
Quattro pellegrini raccontano
Nei cuori dei pellegrini c’è spesso un «segreto» che rivelano solo davanti alla statua di Nostra Signora di Lourdes: che sia una grazia ottenuta, come la guarigione di una figlia vittima di un grave incidente, o da ottenere, come la forza per affrontare un male, o il desiderio di ricomporre una famiglia in difficoltà, o quello di ricordare coloro che non ci sono più. E, sopratutto, pregare, come confermano queste testimonianze.
Giovanni Belcari, medico del 118, 29 anni, di Lari, qui con la moglie Elisa e la figlia Lavinia Bernadette, 17 mesi. È tutta straordinaria la sua storia: «Ci hanno confermato il viaggio poche ore prima della partenza, per la rinuncia di un’altra famiglia. Ci tenevamo molto ad essere qui a Lourdes per ringraziare della guarigione di mia figlia, vittima di un incidente automobilistico: quando è finita sotto le ruote della mia macchina, la testa era ferita in modo grave. Abbiamo invocato la Madonna di Lourdes e Santa Bernadette. Dopo due mesi, la nostra Bernadette è tornata alla vita, sta bene e presto la famiglia accoglierà una nuova nascita». Giovanni è già stato a Lourdes oltre una decina di volte, spesso con l’Unitalsi. «Qui si spazzano via tutti i pensieri, raccogliendosi in preghiera. È come stare in apnea in acqua». Ci viene fin da bambino e non potrà mai dimenticare («mi è rimasta come una ferita») quel giovane, disabile fisico grave, che sotto la grotta pregava e urlava chiedendo alla Madonna: che cosa devo fare? Come non potrà mai dimenticare il momento «vibrante», così lo definisce, quando la sua piccola ha offerto trepidante un dono all’arcivescovo.
È stato invece per la prima volta a Lourdes Paolo Minuti, 37 anni, di Latignano, presidente di una cooperativa di servizi. Confessa: «Sono come San Tommaso, volevo vivere da vicino quest’esperienza, meditata da un anno, spinto anche dal desiderio di riavvicinarmi alla Chiesa dopo un periodo di allontanamento». Torna a casa con un’emozione forte nel cuore, che alleggerisce il peso della disabilità, e Paolo fa suo il messaggio della catechesi dell’arcivescovo, con la voglia di trasmettere agli altri i doni ricevuti. Rafforzandosi nella fede, con l’aiuto di Nostra Signora. L’anno prossimo andrà a trovarla a Fatima.
Rita Simonetti, di Pietrasanta, terza volta a Lourdes: «Ogni pellegrinaggio è una riscoperta. Qui si torna: è la meraviglia della grotta che ci chiama a pregare più intensamente, soprattutto per coloro che non hanno Cristo nella loro vita. E gli ammalati ci insegnano: in processione con loro, sembravano più felici di me. Io mi struggo nel vedere tanti bambini e giovani sofferenti». Settant’anni, vedova, una figlia e un figlio, tre nipoti di 12, 16 e 21 anni. La prima volta venne qui con «il treno degli ammalati», insieme con suo marito. E qui ritorna, per ricordarlo e per pregare, «soprattutto per i giovani, che affido a Gesù e alla Madonna».
Nella valigia del ritorno Elisabetta Manni, medico, di Pisa, custodisce i tanti momenti di spiritualità intensa vissuti a Lourdes: «La straordinaria guida dell’arcivescovo, che abbiamo imparato a conoscere meglio, sempre disponibile e molto presente. E ancora, la via Crucis meditata, l’adorazione eucaristica, il raccoglimento nella grotta, per ritrovare noi stessi, tornando alle radici della fede. E, soprattutto, qui tocchi la sofferenza vera, che fa sbiadire i problemi quotidiani. Lourdes è sofferenza, ma anche lezione di vita: qui il malato (a differenza del solito) ha la precedenza ovunque, è amato. E riesce perfino a vivere la malattia come una gioia offerta a Dio».
Traccia un bilancio positivo dell’esperienza monsignor Danilo D’Angiolo: «È stato un pellegrinaggio spiritualmente molto intenso e partecipato. Peccato per i disagi sostenuti – e non per colpa nostra – da una parte dei pellegrini, accolti in un albergo non all’altezza. Ce ne scusiamo con gli interessati. Faremo meglio la prossima volta».
E il prossimo pellegrinaggio, sempre organizzato dall’agenzia Millenium, è dal 5 all’8 dicembre, per la chiusura dell’anno giubilare. E pellegrino a Lourdes sarà il Papa Benedetto XVI, dal 13 al 15 settembre.