Medici sotto pressione per non aver prescritto la pillola del giorno dopo. Tutto è iniziato da un presunto scoop del quotidiano «Il Tirreno». Nell’edizione di martedì scorso il giornale labronico raccontava la storia di due ragazze che dopo un rapporto a rischio con il loro partner avrebbero dovuto faticare un po’ per poter arrivare alla pillola del giorno dopo. Perché né i medici di guardia, né quelli del pronto soccorso, avrebbero voluto prescriverla o fornirla. L’Azienda ospedaliera ha assolto il suo pronto soccorso: secondo la versione degli operatori sanitari del Santa Chiara alle due ragazze sarebbe stato assegnato un codice bianco, per cui, semplicemente, avrebbero dovuto aspettare la soluzione delle emergenze, prima di esser ricevute da un medico e di assumere la pillola. Del resto è sufficiente che il «Norlevo», meglio conosciuto come la pillola del giorno dopo, sia assunto entro 72 ore dall’atto sessuale per fare il suo effetto (meglio comunque entro le 24 ore).Aperta, invece, una inchiesta interna sul comportamento dei medici di guardia. Nella ricostruzione apparsa sul «Tirreno», una delle due giovani racconta di essersi recata a notte fonda insieme al fidanzato alla guardia medica del villaggio I Passi e di non avervi trovato nessuno, bensì un cartello che recitava «non si prescrive la pillola del giorno dopo. Entro 72 ore rivolgersi al medico curante, privato, consultorio, pronto soccorso»; l’altra ragazza racconta invece di aver semplicemente chiamato la guardia medica, ma di essersi sentita da questa rispondere di pazientare al pronto soccorso, perché al servizio di guardia medica, in quel momento, nessuno le avrebbe prescritto la pillola.Non è chiaro se il rifiuto dei medici sia motivato da convinzioni scientifiche (le controindicazioni del prodotto) o da motivi etici. Di fatto la vicenda ripropone la questione: il principio dell’obiezione di coscienza è applicabile anche alla «pillola del giorno dopo»? Secondo i medici riuniti nell’associazione Scienza&Vita di Pisa e Livorno «il meccanismo d’azione di Norlevo spiega il dottor Renzo Puccetti non è conosciuto con precisione, come ammette la ditta produttrice nel bugiardino. Ciò che si sa con precisione è che con l’uso di questa pillola ad ovulazione avvenuta quindi a zigote già formato nel caso sia avvenuta una fecondazione l’embrione potrebbe non riuscire ad impiantarsi nella mucosa uterina. E l’azione anti-nidatoria del farmaco pone problemi etici a un gran numero di medici». Del resto il Comitato nazionale di bioetica ha stabilito all’unanimità il diritto del medico ad appellarsi alla clausola di coscienza nel caso in cui gli si chieda la prescrizione della pillola del giorno dopo. Clausola di coscienza ha stabilito la Federazione nazionale degli ordini dei medici assimilabile al diritto all’obiezione di coscienza stabilita dalla legge 194 del 1978. Scienza&Vita si dice preoccupata del «clima intimidatorio che sta montando intorno ai medici obiettori. La donna che chiede la pillola abortiva ha diritto di essere accolta, visitata ed informata. Ma non può pretendere che un medico agisca contro la sua coscienza». (Andrea Bernardini)