Pisa

PISA IN FESTA PER LA MADONNA DI SOTTO GLI ORGANI

di Andrea Zanotto

La festa per la Madonna di sotto gli Organi ha più di 500 anni. Alcuni fonti storiche, infatti, fanno risalire al 1494 la prima attestazione certa di celebrazioni pubbliche in onore dell’icona conservata in cattedrale.Quest’anno la festa avrà un carattere particolarmente solenne. Da giovedì 23 e per tre giorni, alle 17,30 sarà recitato il rosario, durante il quale i misteri verranno introdotti rispettivamente da monsignor Giorgio Beconcini, monsignor Giuliano Catarsi, monsignor Enzo Lucchesini; ogni giorno, alle 18, sarà poi celebrata la messa: quella solenne della festa patronale di sabato sarà presieduta dall’arcivescovo monsignor Giovanni Paolo Benotto e concelebrata dai sacerdoti della città. La festa fa seguito all’importante restauro subito dall’icona nel 2007, e alla pubblicazione del libro (La Madonna di sotto gli Organi e il restauro del 2007) scritto da Francesca Barsotti, dell’ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici, e curato da monsignor Waldo Dolfi, responsabile dello stesso ufficio e arciprete del Capitolo della cattedrale. Per iniziativa di Diego Guidi, Opera della Primaziale (di cui Guidi è responsabile dell’area «patrimonio artistico») e  ufficio dei beni culturali della diocesi hanno collaborato alla realizzazione di un depliant, che sarà diffuso in questa occasione. L’icona raffigura la Madonna col Bambino secondo l’iconografia dell’Odigitria («Colei che indica la via»), derivante dal monastero delle «guide», Odigoi, a Costantinopoli, dove si conservava la raffigurazione della Vergine che la tradizione attribuisce alla mano dell’evangelista Luca. Più precisamente l’icona di Pisa segue il modello della Dexiocratusa, che sorregge il Bambino col braccio destro, andando a costituire una sorta di immagine speculare rispetto al consueto modello della Odighitria, frequente nell’arte bizantina a partire dall’XI secolo.L’attribuzione dell’operaL’attribuzione non è ancora certa. Edward B. Garrison attribuì il dipinto a Berlinghiero di Melanese, di origine volterrana e attivo a Lucca all’inizio del Duecento. L’attribuzione è stata messa in discussione da Miklós Boskovits, che ritiene si possa considerare il dipinto eseguito in ambito bizantino della seconda metà del XII secolo. Enzo Carli accosta la Madonna ad opere di artisti pisani. Secondo Michele Bacci sarebbe invece identificabile con una vera e propria icona, realizzata nel Mediterraneo Orientale da un artista di cultura greca.Non ci sono notizie certe neppure circa la provenienza del dipinto. Una versione ne attesterebbe una provenienza lucchese. Un’altra versione propone che arrivi da Luni. Secondo una tradizione popolare l’icona si trovava presso la famiglia Upezzinghi. In occasione di un incendio una donna si sarebbe gettata dalla finestra insieme all’immagine della Madonna; rimasta incolume, portò il dipinto in duomo.Ma da cosa deriva l’appellativo «Sotto gli organi»? La tavola era appesa al pilastro destro della crociera che immette nel braccio settentrionale del transetto, sotto l’organo di Domenico di Lorenzo, andato distrutto nell’incendio avvenuto nella notte tra il 24 e il 25 ottobre del 1595.La storia del cultoRisale al 23 novembre del 1494 la prima solenne attestazione di culto pubblico, in occasione della liberazione di Pisa dal dominio fiorentino. Ma fino al 1789 è più corretto parlare di esposizioni e processioni, piuttosto che di scoprimenti. La Madonna veniva infatti esposta e portata in processione per le vie della città avvolta in sette veli o mantelline. Questa consuetudine le valse i titoli di «Occulta», «Incognita», «Madonna dei sette veli», che si affiancarono alle espressioni più antiche di «Nostra Donna» e «Madonna delle Grazie». Dal 1974 la tavola è invece stabilmente mantenuta scoperta e, dal 1992, il 25 ottobre è dedicato alla celebrazione liturgica in suo onore, in ricordo del salvataggio della tavola dall’incendio del duomo del 1595.I restauriQuello del 2007 è l’ultimo di una lunga serie di restauri. Il primo restauro documentato del dipinto, infatti, risale addirittura al 1790, eseguito da Giovan Battista Tempesti, che non si limitò ad eseguire le operazioni di pulitura e di restauro della tavola, ma apportò delle vere e proprie ridipinture. Ci furono poi restauri nel 1912 e nel 1942, quando si decise – per non appesantire le figure – di porre più in alto le corone. Furono anche tolte parte delle ridipinture operate dalla fine del Settecento in poi. Il penultimo restauro venne effettuato nel 1963. Con il restauro terminato nel 2007 si è cercato di ridare una giusta leggibilità e fruibilità dell’immagine, con un giusto equilibrio delle tonalità e dei volumi delle due figure.