«Il popolo deve essere sempre preso in seria considerazione e ascoltato. Anche le amministrazioni comunali che governano il territorio meritano attenzione. Come vescovo di questa terra vedo aumentare di giorno in giorno il disagio di una situazione economica e sociale che si fa sempre più insostenibile per la povera gente. A ciò si aggiunge, qui da noi, il timore per la realizzazione di opere che potrebbero, se non attentamente valutate, gravare su un sistema ambientale già sottoposto a notevole stress. Il tutto rischia di portare all’esasperazione la gente. L’amore verso le persone e il desiderio di condividere ansie e preoccupazioni mi spingono a parlare». Lo scrive il vescovo di San Miniato, mons. Fausto Tardelli, in un intervento pubblicato questa settimana sulle pagine del settimanale Toscana Oggi-La Domenica. «La Toscana – prosegue il vescovo – non può certo essere soltanto la regione del vino e dell’olio buono o del turismo sostenibile, ma neanche quella dell’impresa qualunque e dovunque, perché la risorsa più grande della regione sono gli uomini e le donne che la abitano e l’autentico sviluppo umano esige molta attenzione all’ambiente in cui si vive. Distruggerlo, significa distruggere l’uomo e offendere il buon Dio che ha creato la terra perché serva a tutti gli uomini di oggi e di domani. Il rischio ambientale piuttosto alto a cui il nostro territorio è sottoposto, richiede una cautela in più rispetto ad altri territori».«Ovviamente – scrive ancora mons. Tardelli -, bisogna saper mettere insieme sviluppo e rispetto dell’ambiente. Lo snellimento burocratico che favorisca lo sviluppo economico ed il tessuto imprenditoriale così martoriato dalla crisi in atto è essenziale e non più rinviabile, ma non lo si può ottenere riducendo gli accertamenti e i controlli che riguardano la salvaguardia dell’ambiente. In questa materia così delicata ci vuole studio e impegno, confronto, discussione, partecipazione ed effettiva capacità di controllo e di costante monitoraggio. Si deve procedere con accortezza, senza ricorrere a ripicche o ad atti di forza, o peggio, ad uno scontro istituzionale, purtroppo già in atto, che non giova a nessuno. La posta in gioco è così alta che non ci si può nemmeno accontentare del minimo richiesto dalle normative vigenti. Ci vuole qualcosa di più che rassicuri davvero le persone. L’assoluto rispetto delle leggi in materia, col coraggio e gli strumenti per assicurarne la scrupolosa applicazione è la base, ma laddove le normative non ci siano o siano carenti o poco chiare, deve prevalere un rigoroso principio prudenziale di cautela e spingere a fare di più e meglio. In tempi molto celeri sicuramente, ma senza scorciatoie».