Vita Chiesa

Pio XII e gli ebrei. Lo Yad Vashem disponibile ad esaminare nuovi documenti

La recente querelle tra Israele e Santa Sede, nata intorno alla fotografia di Pio XII esposta allo Yad Vashem, il memoriale dell’Olocausto di Gerusalemme, recante una didascalia che definisce “ambigua” la posizione de Pontefice davanti allo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti, ha riproposto all’attualità la figura di papa Pacelli. Come è noto il Nunzio in Israele, mons. Antonio Franco, aveva rinunciato a partecipare alla celebrazione della Giornata del Ricordo allo Yad Vashem proprio per la presenza di questa foto. Spiegando proprio al Sir le motivazioni della scelta mons. Franco affermò: “mi fa male andare allo Yad Vashem e vedere Pio XII così presentato. Forse si potrebbe togliere la foto o cambiare la didascalia. Ma certamente il Papa non può essere messo in mezzo a uomini che dovrebbero vergognarsi per quanto compiuto contro gli ebrei. Pio XII non dovrebbe vergognarsi per tutto quello che ha fatto per la salvezza degli ebrei, messo in risalto da fonti storiche”. Il Nunzio ha poi regolarmente partecipato alla cerimonia il 15 aprile dopo che la direzione dello Yad Vashem si è resa disponibile a prendere in esame ogni “nuovo documento che dovesse venire alla luce su Pio XII”. Sulla figura di Pio XII il Sir ha posto alcune domande ad ALESSANDRO DUCE, storico delle relazioni internazionali, autore del libro “La Santa Sede e la Questione ebraica” presentato in questi giorni a Roma.

Anche alla luce di quanto è accaduto nei giorni scorsi, perché la figura di papa Pacelli suscita visioni così controverse?

“Due sono le questioni che getterebbero ombre sull’operato di papa Pio XII nei confronti degli ebrei: la mancata pubblicazione di un’enciclica di Pio XI contro razzismo e antisemitismo ed il suo silenzio sulla persecuzione subita ad opera dei tedeschi. Sull’enciclica sono opportune delle precisazioni: non esisteva una enciclica di Pio XI sulle questioni dell’antisemitismo e del razzismo ma esisteva un’intenzione di farla e per questo aveva dato disposizioni. Alla morte di Pio XI l’enciclica non era pronta ma c’erano allo studio solo vari progetti ed iniziative. Pio XII non ritenne, al momento di essere eletto, di dare priorità a questo argomento”.

Secondo alcuni storici Pio XII accantonò, invece, il testo del suo predecessore…

“Giusto chiedersi perché Pio XII non ritenne di proseguire sulla strada intrapresa da Pio XI, ma non è come asserito da alcune parti che mise da parte un documento pronto. E’ una cosa diversa. Pio XII pubblicherà poi una enciclica nella quale parlerà del razzismo e del tema dell’unicità della razza umana. E’ lecito sostenere che avrebbe fatto meglio a portare avanti il progetto di Pio XI ma è falso sostenere che abbia buttato a mare un testo già pronto”.

Qual è il suo giudizio su quello che viene definito il “colpevole silenzio” del papa davanti allo sterminio degli ebrei?

“Sul silenzio di Pio XII davanti al dramma ebraico è necessario ricordare che lo stesso Papa affermò, in diverse occasioni, di averne parlato poco per non creare conseguenze peggiori per i perseguitati. Da un punto di vista storico serve porsi alcune domande: si può sostenere che se il papa avesse fatto della questione ebraica una sede di battaglia Hitler si sarebbe fermato? Oppure avrebbe provocato un inasprimento della persecuzione? In molti casi i tedeschi reagivano alle proteste della Santa Sede con rappresaglie. Le due ipotesi non si possono escludere. Di vero c’è il fatto che Pio XII promosse la “crociata della carità”, una rete di aiuto per gli ebrei ma anche per i prigionieri di guerra, i dispersi, i feriti e che ne parlò poco per non creare ostacoli alla sua azione di aiuto. Comunque si è liberi di pensare anche il contrario. Sulla ‘crociata’ la Santa Sede ha pubblicato due volumi “Inter arma caritas” (editore Archivio segreto vaticano) nei quali si documenta questa opera di assistenza”.

Pare di capire che su Pio XII non sia stato detto ancora tutto. E’ d’accordo?

“Ci sono anche altri aspetti delicati che non vengono messi in luce su Pio XII. Innanzitutto non è stato uno spettatore silenzioso della persecuzione. Ha parlato poco ma ha parlato ed ha attivato quella crociata di cui parlavo, che secondo alcuni autori ebraici, avrebbe salvato dalle 500 alle 700mila persone su tutto il fronte di guerra. Non è stato un istigatore della persecuzione. Non c’è un solo documento che dimostri che Pio XII e la Santa Sede, abbiano favorito i nazisti. E non sono mai stati complici dello sterminio. Non c’è un documento che lo provi mentre ce ne sono a centinaia che attestano gli aiuti dati. Alla fine la critica che gli viene rivolta è quella di aver parlato poco, ma lui rispose in questo modo”.

Quindi la posizione del Papa e della Chiesa non fu così ambigua come una certa storiografia tende a far pensare?

“Quella della Chiesa in questa vicenda è tutt’altro che una posizione ambigua. La Chiesa di cui si parla in quegli anni di nazismo subiva una doppia persecuzione: era perseguitata e a sua volta colpita. Pensiamo a quanti sacerdoti sono finiti nei campi di sterminio, quanti cattolici vennero eliminati. Chi invoca un maggiore aiuto da parte della Chiesa cattolica, lo può fare, ma deve ricordare che essa era oggetto di persecuzione violenta. Il tema di fondo è che la Chiesa ha aiutato gli ebrei. Ma c’è ancora una tesi da confutare”.

E quale sarebbe?

“La tesi che tende a dire che lo sterminio fu possibile anche per l’antigiudaismo cattolico nei secoli. Se fosse vero che il mondo cattolico era antigiudaico allora Pio XII dovrebbe essere venerato per l’aiuto offerto. Non c’è mai stata resistenza all’aiuto agli ebrei nel mondo cattolico. In molte zone furono le comunità con i loro vescovi a prendere iniziative solidali. Non è giusto ignorare tutta una storia di aiuto e di amicizia che lega cattolici ed ebrei”.

A CURA DI DANIELE ROCCHI