Rodolfo Cupers di Guglielmo, arciprete della terra di Pieve Santo Stefano, approvato per tale dal Granduca Cosimo I dei Medici, «appena si manifestarono, nel mese di luglio 1589, li copiosi prodigi di Maria Santissima dei Lumi, colla sua critica e saviezza ne raccolse e verificò venticinque. La comunità ebbe motivo di rappresentare tali prodigi al Granduca Ferdinando I, che si degnò spedire alla Pieve Santo Stefano il signor Pietro Cacini ingegnere dell’uffizio dei Capitani di Parte di Firenze per far la pianta del magnifico tempio che l’implorava di erigere alla Gran Madre di Dio, il quale ebbe principio il primo di maggio del 1590». Il «magnifico tempio», che ancora oggi si staglia nel panorama ammirabile dal mezzogiorno di Pieve, sorse sul luogo in cui la miracolosa immagine, affrescata da mano ignota nella seconda metà del XV secolo, si affacciava da un’edicola. La chiesa della Madonna Santissima dei Lumi è a croce greca e la sua sontuosa cupola ricoperta di piombo ha richiamato da sempre l’attenzione di architetti ed ingegneri di mezzo mondo.Nel 1631, il popolo di Pieve Santo Stefano, falcidiato anch’esso dalle ventate pestilenziali che flagellavano l’Europa, decise di far pubblico e solenne voto di celebrare ogni anno la festa della Beatissima Vergine l’8 settembre «con messe e processioni, acciò che Lei interceda per la gratia appresso alla Maestà di Dio e per Sua misericordia si piaccia liberarla dal flagello del contagio».Sono trascorsi quattro secoli, ma i pievani, con immutato slancio e intatta devozione, continuano a ripercorrere i passi alati degli angeli che recavano torce accese in mano e procedevano dal tempietto del Colledestro fin sotto il tabernacolo miracoloso della Vergine. Da cima a fondo, al calar della notte, il paese si riveste di lumi, le case incorniciate da candele, i rioni storici (il Ponte Vecchio rosso-nero, il Ponte Nuovo giallo-verde, il Rialto arancio-verde e il Centro Paese bianco-nero) immersi in racconti di luce sempre più belli. L’alveo pievano del fiume Tevere si accende di altissimi pagliai di ginestre infuocate. La società filarmonica «Ermanno Brazzini» si esibisce nel suo tradizionale concerto, il coro altotiberino intona i suoi canti popolari e tradizionali, la ricca. E poi c’è il Palio dei Lumi, esempio di calcio storico toscano: i Rioni storici, dodici contro dodici, e la finalissima, giocata nel pomeriggio dell’8 settembre, con protagonisti, quest’anno, Ponte Nuovo e Centro Paese. La rievocazione storica è messa in scena da centoventi figuranti in magnifici costumi rinascimentali. Tutto si celebra e consuma all’ombra del santuario di quella Madonna delle luci e del miracolo, che si rinnova di anno in anno, di un paese trasformato per due giorni in candela ardente.