Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Pieve protagonista dell’anno dei Della Robbia.

Pieve Santo Stefano città robbiana»: è questo lo stendardo che accoglierà i visitatori di Pieve dal 21 febbraio al 7 giugno, nel periodo di svolgimento della mostra itinerante dedicata dalla provincia di Arezzo agli maestri delle terracotte invetriate: i Della Robbia. Il comune pievano si sta preparando al grande evento. Dopo aver inaugurato ad ottobre il restauro della pala in terracotta invetriata «Gesù e la Samaritana al pozzo», capolavoro di Girolamo Della Robbia, sta promuovendo gli altri suoi gioielli robbiani: nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Valsavignone la «Madonna con Bambino tra i Santi Pietro e Clemente Papa» (post 1523); nella Collegiata di Santo Stefano, l’«Assunzione di Maria tra Santi» (1514) e il «San Sebastiano alla colonna» (1510 – 1520), entrambi della bottega di Andrea Della Robbia; presso il Palazzo Pretorio (oltre la già citata opera «Gesù e la samaritana al pozzo», nella sala del Consiglio comunale), sono presenti gli stemmi, in facciata, di Tommaso di Puccio Pucci, di Giovenco di Giuliano de Medici, di Lione di Castellani, di Lionardo di Ghirigoro Antinori, di Andrea di Particino Particini, di Andrea di Bono Boni e di Lorenzo Gualterotti. Peculiarità dell’evento robbiano sarà quello di coinvolgere l’intero territorio aretino: dai monti del Casentino alle zone del Valdarno, Valdichiana e Valtiberina, fino ad arrivare al capoluogo di provincia.La formula della terracotta invetriata – protagonista dei lavori robbiani – fu per secoli un vero e proprio mistero, la famiglia Della Robbia la nascose gelosamente per decenni non lasciando alcuna indicazione o appunto sui metodi e sui procedimenti tecnici e convincendo tutti i contemporanei che si trattasse di un’eccezionale invenzione. La leggenda narra che la «magica ricetta» poi passò nelle mani di Benedetto Buglione per tramite di una donna di casa Della Robbia e che così si sfatò il misterioso arcano: la tecnica dell’invetriatura non era un’invenzione, bensì la «rinascita» di un’arte cara agli antichi. La tecnica era stata elaborata dalle antiche civiltà orientali ed ereditata dal mondo romano e bizantino, quindi trasmessa tramite gli arabi nelle regioni europee di cultura moresca, in particolare in Spagna, nell’isola di Maiorca. A Luca Della Robbia rimane il merito di aver abilmente riscoperto la tecnica.