Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Piero, un artista contemporaneo che dipinse la transizione.

Si è concluso il ciclo di incontri Ipotesi su Piero, ideati da Daniele Piccini, presidente dell’istituzione Biblioteca Museo di Sansepolcro e ospitati nel teatro del collegio Inpdap «Regina Elena». L’appuntamento finale, organizzato insieme al gruppo locale del settimanale diocesano Toscana Oggi e con il contributo della ditta di Alessandro Salvi, è stata tenuta dalla scrittrice Silvia Ronchey che ha regalato una vera e propria lezione alla città. «E’ il mal di Piero, quello che colpisce un po’ tutti gli interessati, ed io oggi, trovandomi nella terra che gli ha dato i natali, mi sento ancora più coinvolta», ha detto. La giornalista, arrivata a Sansepolcro in giornata, ha avuto modo di visitare il Museo civico dove ha potuto contemplare i capolavori permanenti del celebre artista, in particolare la Resurrezione. E’ proprio da qui che è scaturito il discorso che ha creato un confronto con la Flagellazione opera sulla quale si incentra il suo libro L’enigma di Piero. «Ci sono delle evidenti simmetrie tra il Cristo delle prima e della seconda raffigurazione, il colore del corpo, l’intensità dello sguardo e non solo – ha spiegato la Ronchey – La data della realizzazione della Resurrezione coincide con la caduta di Bisanzio dalla morte. Il passaggio di Costantinopoli nelle mani dei turchi è stato uno shock paragonabile al nostro 11 settembre, così come la forte simbologia tra le due città, Costantinopoli che veniva chiamata la “Polis” e New York che è per tutti la “City”». La fine dell’Impero Romano d’Oriente segna la chiusura del mondo antico e apre quello moderno . «Un periodo buio come tutti i tempi di passaggio – ha sottolineato la storica – che raccoglie in sè tutta l’essenza della Flagellazione dove il Cristo rappresenta tanto la lontana Costantinopoli, che allora era assediata dagli ottomani, quanto in senso più ampio la cristianità intera». Per la Ronchey, «l’enigma di Piero siamo noi con la nostra impossibilità nasce e cresce». E’ straordinario quello che lei riesce a comunicare e il modo in cui si propone di farlo: ha una forza e una vitalità che vanno oltre quello che è l’argomento della serata. Attraverso l’utilizzo di contenuti visivi spiega e allo stesso tempo rivela particolari e significati propri di altri dipinti dell’artista. Delinea all’interno delle opere di Piero un filo conduttore che è quello del lutto: il celebre maestro, infatti, impegnato e partecipe nella vita politica del suo borgo Sansepolcro come consigliere comunale rappresenta con i suoi tratti e i suoi colori il lutto più forte di chi fa la politica. Interessante la conclusione della professoressa: «Piero è un nome che vuol dire molte cose. Quest’uomo ci ha messo davanti a molte verità tra le quali la possibilità della vita che fa i conti con la realtà della morte». I tre incontri hanno riscontrato un interessante successo da parte del pubblico e il presidente Piccini ha sottolineato che quest’esperienza sarà solo il punto di partenza per costruire un appuntamento ricorrente all’interno del quale studiosi cercheranno di interpretare il messaggio più sublime che Piero ci ha voluto comunicare. Linda Mercaroni