Toscana
Piano sociale, attenti alla cittadinanza bonsai
L’illustrazione del Pisr è toccata a Tiziano Vecchiato, direttore scientifico della Fondazione Zancan. All’incontro presieduto dal vescovo delegato mons. Gastone Simoni, moderato dal direttore di TOSCANAoggi Alberto Migone e coordinato dal direttore dell’Osservatorio mons. Antonio Cecconi ha partecipato anche Alessandro Martini, vicesindaco del Comune di Sesto Fiorentino.
«Le linee guida del Piano sociale integrato regionale osserva Tiziano Vecchiato definiscono quelli che sono i pilastri fondamentali del nuovo sistema di welfare. Non è nuovo nella sostanza perché da sempre la Toscana investe in una cittadinanza sociale responsabile e in particolare una grande accelerazione è stata data dalla legge 72 del 97. Proprio in ragione di questo capitale di cultura e poi anche di risposte e di risorse che via via si sono sviluppate sul territorio le linee guida danno ulteriori traguardi di crescita di un sistema di welfare regionale basato su livelli essenziali di assistenza e di cittadinanza sociale indicando poi anche i percorsi». Ma ci sono ancora ampi margini di manovra per poter lavorare sul Piano. «In questa fase continua alle linee guida dovrà seguire e sta seguendo una eleborazione del nuovo Piano regionale che è strettamente collegato al Piano sanitario appena approvato. Questa è un’unica azione programmatoria. È importante quindi che il mondo della solidarietà e il mondo ecclesiali partecipino a questa fase cosicché la programmazione si arricchisca dei diversi punti di vista. È questa la stagione di una programmazione partecipata nuova e va agita responsabilmente».
Le conclusioni dell’incontro spettano a mons. Antonio Cecconi. «Importante sottolinea è aver preso consapevolezza che le future strutture dei servizi alla persona integreranno in maniera sempre più organica il sanitario e il sociale. Queste strutture verranno strutturate sul territorio e non le faranno da sola l’istituzione pubblica ma verranno coinvolte tutte le forze della solidarietà. E su questo terreno il mondo ecclesiale ha molto frecce al suo arco. Ci sono infatti presenze tradizionali, presenze nuove di vario tipo dal volontariato alle cooperative sociali, alle fondazioni storiche».
Ma per fare tutto ciò il mondo ecclesiale deve interagire. «Come Chiesa spiega mons. Cecconi bisogna sempre più unire le forze non tanto per fare lobby ma per essere armonicamente una componente della costruzione di questo modello di welfare toscano che mira al bene comune di tutti i cittadini. Si sente spesso parlare in maniera allarmata di crescenti bisogni, dell’aumento del numero degli anziani, della maggiore aspettativa di vita dei disabili, delle nuove possibilità di cura che allungano la vita. E la riposta che viene data è questa: non ce la faremo a rispondere a questi bisogni, dovremo tagliare qualcosa. L’orizzonte deve essere diverso: ci sono nuove problematiche, ma ci sono anche nuove metodologie che danno speranza a tante persone che prima non l’avevano. Tutto ciò chiede un surplus di solidarietà. Anche nel Piano sociale si parla di carta dei diritti ma affinché i diritti non diventino fonte di frustrazione nei confronti di coloro che non li vedono esauditi è necessario coltivare una cultura dei doveri, cioè una cultura del bene comune».
Proprio a questo proposito Vecchiato ha sottolineato che è necessario evitare che la «cittadinanza diventi un bonsai dove i diritti vegono tagliati e ridotti proprio a partire dai soggetti deboli». «Oggi possono essere gli anziani ha concluso domani potrebbero essere i disabili e poi avanti di questo passo potrebbe diventare difficili stabilire il confine».
Infine l’Osservatorio della Conferenza episcopale toscana chiede che nel Piano sociale «all’interno della grande famiglia del Terzo settore venga distinto il volontariato dall’impresa sociale. «L’impresa sociale spiega il direttore dell’Osservatorio si organizza attraverso persone regolate da un normale contratto di lavoro per erogare servizi non perseguendo fini di lucro e partendo da motivazioni solidaristiche. Il volontariato è e deve restare il servizio gratuito che delle persone danno per migliorare la qualità della vita delle altre persone, per renderle più consapevoli dei loro diritti, per accompagnarle dove non arriverebbero da sole». Insomma questo mondo sta cambiando pelle. «Cresce l’idea conclude mons. Cecconi di un volontariato capace di fare l’avvocato dei poveri, di far sì che le persone abbiano maggiori opportunità. Se il volontariato si muoverà in questo senso potrà diventare il soggetto che di fronte ai servizi resi, di fronte ai piani elaborati dalla Regione potrà valutare il tipo di risultati e di risposte date ai bisogni del territorio e delle persone».