Savino Pezzotta detta le linee-guida per rinsaldare un legame a volta segnato dalle paure fra la Chiesa e la sfera politica. Lo fa di fronte ai sacerdoti della diocesi, nel seminario vescovile, durante uno degli incontri di aggiornamento del clero voluti dal Vescovo, monsignor Gualtiero Bassetti, e dal Vicario generale, monsignor Giovacchino Dallara.Ex segretario nazionale della Cisl, presidente del Consiglio italiano dei rifugiati e relatore al quarto Convegno ecclesiale di Verona, Pezzotta parte dal grande appuntamento della Chiesa italiana per tracciare un quadro a vasto raggio. «Il Convegno di Verona ha suscitato grandi attese che faranno da sorgente per molte iniziative», dice. E la Chiesa resta un punto di riferimento per il Paese. «Ciò che fa paura non sono i nemici della Chiesa – sostiene l’ex segretario Cisl – ma la tiepidezza dei cristiani che ormai sono politicamente corretti».Per arrivare a un nuovo slancio pastorale, occorre fare i conti con la complessità del presente. «Siamo negli anni in cui la tecnica, la scienza, l’economia e i mezzi d’informazione stanno modificando l’uomo – afferma Pezzotta – Ormai non è più il tempo della comunità ma dell’individuo». E’ la questione antropologica che Verona ha portato alla luce. «Sta mutando l’idea stessa di persona», spiega il presidente del Consiglio dei rifugiati. E il rischio è quello che «in una società liquida anche la fede sia presentata come qualcosa che disturbi». Invece, i cristiani sono chiamati a «rinnovare il loro impegno in un mondo segnato dai cambiamenti per riaffermare che al centro c’è la persona umana».Il documento finale di Verona è la chiave di lettura del Convegno ecclesiale. «Il documento si apre con un richiamo alla gioia: non servono visioni cupe, occorre ravvivare la speranza», afferma Pezzotta. Poi la sua analisi si sposta sui cinque ambiti. Primo: l’affettività. «Oggi l’amore è ridotto a egoismo. Esiste un forte analfabetismo affettivo, mentre i cristiani devono essere testimoni di un amore a tutto campo che non dimentica i poveri e gli ultimi». Secondo ambito: il lavoro e la festa. «Si è perso il senso del lavoro. Ormai contano solo carriera e stipendio. E la dimensione economica ha prevalso su quella umana». Anche la festa non esiste. «Non si riesce a staccarsi dal lavoro», afferma Pezzotta. E l’ex sindacalista lancia una proposta forte: «Boicottiamo lo shopping domenicale per ridare un significato autentico alla festa». Terzo ambito: la fragilità. «Va recuperato il senso della debolezza in un momento in cui l’uomo appare onnipotente». E fragile è anche il creato minacciato da inquinamento e guerre. Quarto ambito: la tradizione. «La fede si trasmette attingendo dalla memoria che non è uno sguardo al passato ma una mappa che orienta il presente». Infine, la cittadinanza. «C’è necessità di un ritorno dei cristiani in politica – dice Pezzotta – ma è compito dei laici decidere le modalità del loro impegno». Certo il pluralismo politico non può essere fonte di inimicizia. «I cattolici sono chiamati a stemperare la criminalizzazione dell’avversario e devono diventare le persone del dialogo». Di sicuro chi è impegnato nelle istituzioni non più essere lasciato solo. «Quando accade che un politico cristiano discuta con la sua comunità?», chiede Pezzotta. Da qui l’esortazione a creare «luoghi e forme dove è possibile confrontarsi con la Parola e con la dottrina sociale». La diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro lo ha fatto proponendo l’associazione «Da cristiani in politica». «Ma se si accusa il Vescovo di aver fondato un partito, significa che lo si vorrebbe schierato dalla propria parte», chiosa Pezzotta.