Vita Chiesa
Pescia, una Chiesa «in cammino»
Dell’idea di «Assemblea in cammino» si parlava a Pescia da quasi un anno. Conclusa la Visita pastorale, protrattasi dal 1997 al 2000 e coincisa con la preparazione e la celebrazione del Giubileo, il vescovo Giovanni De Vivo aveva lanciato l’idea nella Lettera pastorale dello scorso anno. Ne è seguito un periodo di preparazione intensa e articolata, iniziato con la nomina di una commissione incaricata di redigere un progetto poi sottoposto a verifica, il 28 settembre scorso, in una riunione congiunta del Consiglio presbiterale, del Consiglio pastorale diocesano e degli Uffici pastorali. Neppure un mese dopo, il 21 ottobre, monsignor De Vivo ha lanciato ufficialmente la proposta di «Assemblea in cammino» in occasione della festa del patrono Sant’Allucio, data d’inizio del nuovo anno pastorale della diocesi. Ha quindi preso il via, nelle sei foranie in cui è diviso il territorio diocesano, un periodo di sensibilizzazione che ha portato alla designazione di un minimo di due rappresentanti per ogni parrocchia (in ragione del numero degli abitanti), destinati ad aggiungersi a quelli nominati dalle aggregazioni laicali e dagli uffici pastorali. Ultima tappa prima dell’inaugurazione ufficiale di domenica 17 è stata, lo scorso 22 gennaio, la riunione preparatoria degli stessi rappresentanti parrocchiali.
Scopo del progetto di «Assemblea in cammino», sostiene il vescovo De Vivo, è quello «di aiutare la comunità diocesana a riflettere, decidere e camminare insieme sul tema dell’evangelizzazione e della missione, e la scommessa più importante sta nel tentativo di abituare la diocesi a sentirsi comunità, partecipe delle stesse preoccupazioni pastorali». Crescere, cioè, sulla strada tracciata dal Concilio, portando avanti quanto già avviato dal suo predecessore, mons. Giovanni Bianchi, con la creazione dei Consigli pastorali e di alcune commissioni di lavoro. Si tratta quindi di prendere coscienza della realtà, sia a livello generale che locale, e di individuare alcune priorità di lavoro. «Non tante precisa mons. De Vivo : due o tre mete al massimo. Non è che si possa mettere tanta carne al fuoco, perché si rischia di bruciare tutto. E poi bisogna individuare anche le strade per realizzarle, perché spesso il difetto non è non individuare la meta, ma proprio non trovare la strada».
Da qui al giugno 2003 si svolgerà quindi il primo momento di «Assemblea in cammino», dedicato all’analisi della situazione. «Verranno proposti alcuni temi spiega il Vescovo che mensilmente chiameranno i rappresentanti di parrocchie, organismi diocesani e aggregazioni a riflettere e a discutere, ma si curerà anche il coinvolgimento dell’intera comunità diocesana. La prima riflessione sarà incentrata sulla religiosità degli italiani e verrà condotta dal sociologo Franco Garelli. A metà del cammino, poi, sarà fatta una prima verifica sia dei contenuti che del modo di lavorare, mentre al termine è previsto un convegno per preparare il momento successivo, quello del laboratorio di proposte. Si dovranno scegliere gli aspetti su cui fare progetti concreti per il lavoro in diocesi».
Il «laboratorio» impegnerà l’assemblea per l’intero anno pastorale 2003-2004, da ottobre a giugno. Poi il Vescovo, con un decreto, farà proprie le conclusioni e darà disposizioni per tutta la diocesi. Ma non finirà qui: gli anni seguenti saranno infatti dedicati all’impegno e alla verifica. «Mi sembra sottolinea mons. De Vivo che proprio quest’ultima sia la cosa più importante, perché spesso si fanno iniziative e si comincia a lavorare senza però darsi una scadenza e le cose vanno così un po’ a morire». Il cammino comune, dunque, proseguirà, favorito dalla stessa caratteristica socio-geografica della diocesi che ha reso possibile l’iniziativa stessa: «Il nostro vantaggio spiega il Vescovo è proprio la ristrettezza territoriale a fronte di un numero di abitanti piuttosto consistente. Le parrocchie sono poche, ma ben collocate sul territorio. Per attraversare la diocesi in autostrada, da Altopascio a Montecatini, è questione di sette minuti: ci si può quindi radunare spesso a livello diocesano senza disagi per nessuno, come già stanno i giovani con la loro consulta». E una Chiesa locale come questa, piccola ma popolosa, può essere davvero un ambiente ideale per prendere coscienza assieme del compito missionario cui ogni cristiano è chiamato. Oggi più che mai.