(ASCA) - E’ previsto per oggi nella cittadina di Lamas, distretto di Yurimaguas, in Perù, l’inizio di un nuovo processo a carico di padre Mario Bartolini, missionario ascolano di 72 anni che vive da circa 30 anni nel paese andino e che, dall’inizio dell’anno si trova agli arresti domiciliari in attesa di sentenza. Il missionario è sotto accusa per aver partecipato e appoggiato le pacifiche manifestazioni indigene del giugno 2009 che, a causa della carica dell’esercito contro i manifestanti, degenerarono in violenza e fecero centinaia di morti. Per questo, la pubblica accusa ha chiesto 11 anni di carcere. A ripercorrere la storia di Bartolini è il presidente dell’associazione missionaria Aloe Onlus, Franco Pignotti. Si tratta, si legge sul sito dell’associazione, come affermato da Lucero Guillen, collaboratrice di padre Mario e coordinatrice distrettuale dell’Organizzazione per la Coordinazione della Lotta contro la Povertà del distretto di Barranquita, di un nuovo pretesto per colpire l’attività umanitaria del missionario che vede di nuovo come regista occulto la stessa multinazionale interessata a metter le mani sui territori del distretto, è la pretestuosa riapertura di un caso già archiviato nel quale il missionario era stato accusato di istigazione al suicidio di una persona della sua parrocchia e per il quale il missionario era stato riconosciuto del tutto estraneo. La sentenza era attesa per il 15 giugno e poi rimandata al mese di luglio per sovraccarico di lavoro del giudice distrettuale. Nel frattempo, si legge ancora sul sito della Onlus, il 1 luglio si apre un nuovo fronte che fa capire come non si tratti tanto della vicenda di un singolo individuo, il nostro missionario, ma di un intero settore di chiesa cattolica, la Chiesa dell’Amazzonia, impegnata profondamente con le lotte delle comunità indigene delle regioni amazzoniche peruviane: il missionario inglese Paul Mc Auley, fondatore e presidente della Red Ambiental Loreto (REL) con base ad Iquitos, (capoluogo della regione amazzonica di Loreto), una associazione votata alla salvaguardia dell’ambiente amazzonico contro il dissesto ambientale causato dalle attività delle multinazionali, si vede revocato il suo ventennale permesso di residenza con l’ingiunzione di abbandonare il paese entro sette giorni, anche lui a motivo del suo appoggio alle manifestazioni indigene dello scorso anno nella sua regione. Contestualmente i giornali peruviani parlano di altri quattro ecclesiastici che potrebbero ricevere lo stesso decreto di espulsione: padre Mario Bartolini in prima fila, e poi il gesuita spagnolo Francesco Muguiro, il vescovo basco José Luis Astigarraga e il vescovo statunitense Daniel Turley, ma per gli ultimi tre la cosa sembrerebbe poco praticabile visto che hanno già ottenuto la cittadinanza peruviana. In Italia c’é stata una forte campagna di solidarietà in appoggio a Bartolini: firme e fax spediti al ministero degli esteri da privati cittadini e la rischiesta per un intervento diretto della Farnesina sulla questione dalle Provincie di Ascoli Piceno e Fermo, il Comune di Firenze e la Regione Marche. Dal punto di vista ecclesiale la stessa Conferenza Episcopale Marchigiana ha diffuso un comunicato stampa in appoggio al missionario facendo presente il caso anche alla Cei.