Toscana
Peretola: i 400 metri della discordia
A metà circa del mese di ottobre, l’Enac, l’ente per l’aviazione civile, per mano del suo direttore centrale Alessandro Cardi, ha presentato una osservazione alla Variante al Pit, il Piano di indirizzo territoriale, adottata lo scorso luglio, sulla lunghezza della nuova pista dell’aeroporto di Peretola. Enac sostiene che, per mantenere gli standard di sicurezza, la nuova pista invece di 2mila metri oramai politicamente concordati, dovrebbe essere lunga 2.400 metri. I 400 metri aggiuntivi, come il classico sasso lanciato in piccionaia hanno scatenato il putiferio. Per molte ragioni.
La prima è che Enac aveva già valutato le varie ipotesi di pista, tutte lunghe 2mila metri senza sollevare obiezioni relativamente alla lunghezza. Da parte di Enac si fa osservare che in quella fase veniva richiesto solo un parere sull’orientamento di progetti già stabiliti. Ma ovviamente esporre una osservazione sulla lunghezza della pista non sarebbe costato nulla, specialmente se rilevante dal punto di vista della sicurezza. Da qui le reazioni piccate sia del presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci che del presidente della Regione Enrico Rossi.
La seconda è che i 2mila metri sono parte integrante dell’accordo per la formazione della holding con Pisa, a garanzia appunto che Peretola rimanga il famoso city airport, e cioè che non sottragga voli a lungo raggio, né voli low cost (leggi Ryanair) a Pisa. Quindi la reazione dei pisani è stata: a queste condizioni la holding potrebbe saltare. Inutile ragionare sul fatto che, se di holding si tratta, il problema della concorrenza non dovrebbe esistere dato che gli utili di una pista sarebbero di tutti.
La terza è la conseguenza della posizione pisana: il disegno sapientemente e pazientemente tessuto da Enrico Rossi rischia di andare in frantumi. Quindi Rossi si è affrettato a dire: o la pista rimane di 2mila metri o non se ne fa di nulla.
La quarta è che l’opposizione (Prato, i comuni della Piana e le due province di Prato e Firenze) ha ripreso fiato per dire che, se questa è la richiesta, allora a maggior ragione meglio annullare il progetto. Tradotto in termini amministrativi: stralciamo la nuova pista dalla Variante al Pit, come chiedono le opposizioni (vedi Sel) in Consiglio regionale, rimandandola a data da destinarsi.
Il disegno di Rossi si rivela quindi per quello che è: un progetto ambizioso ma fragile, che ha trovato un accordo con i pisani e ha cercato di contenere l’opposizione locale, che spacca il Pd, sacrificando le potenzialità economiche di Peretola. L’osservazione di Enac con poche semplici parole ha colpito il cuore del meccanismo, e cioè la lunghezza della pista. Una variabile che ha conseguenze economiche dato che l’investimento, che si comincia ad ammettere costerà almeno 150milioni (200 secondo il presidente di Enac Vito Riggio), sarebbe molto più redditizio con la pista più lunga, variando di poco nel suo ammontare globale.
In sostanza Adf, che per ora si dice estraneo alla decisione sulla lunghezza della pista, deve realizzare, oltre la nuova pista, e secondo le prescrizioni del Pit, lo spostamento del Fosso Reale, l’interramento di via dell’Osmannoro ed altre opere minori. Ritrovarsi, dopo tutto questo sforzo con una pista di soli 2mila metri che, a causa dei soliti problemi di riduzione del carico (passeggeri e carburante) degli aerei, non sarebbe attrattiva per le compagnie, potrebbe essere un gioco che non vale la candela, e cioè l’investimento.
La pista di 2.400 metri, con le due fasce di sicurezza di 240 metri ciascuna è fattibile dal punto di vista urbanistico, dato che rimane ad est del Fosso Reale, una volta deviato come suggerito dal Consorzio di bonifica, salvo una piccola correzione dell’inclinazione che diminuirebbe la convergenza della pista rispetto all’autostrada. Questo fa quasi pensare che la richiesta dei 400 metri sia stata formulata dopo la verifica urbanistica, e forse non è un caso che Adf stia preparando il Master Plan della nuova pista.
Dal lato dell’impatto ambientale ovviamente andrebbero rifatti tutti i calcoli sulla simulazione del rumore, anche se Enac sostiene che la pista corta costringe a manovre che aumentano il rumore in fase di decollo e di atterraggio e che l’altezza del sorvolo a parità di distanza dalla pista sarebbe maggiore (e quindi il rumore minore) con la pista lunga. Ovviamente tutte valutazioni da fare ma che non tranquillizzano certo le popolazioni della Piana.
Per ora le conseguenze politiche sono l’acuirsi delle divisioni interne al Pd e alla sinistra, mentre il Pdl si ricompatta ribadendo la giustezza dell’astensione sulla Variante espressa a luglio. La posizione di Rossi è intransigente, ma si intravedono spiragli di accordo sia sulla lunghezza della pista che sulla lunghezza delle fasce di sicurezza che sembrerebbero ridotte a 90 metri (come lo sono nella pista attuale) nella relazione di Vito Riggio al ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi. In questo caso limando la lunghezza e con le fasce di sicurezza ridotte si potrebbe quasi stare nel sedime ipotizzato dalla Variante al Pit, la cui approvazione sembra slittare a dopo le elezioni amministrative della prossima primavera.
* Ricercatore, Dipartimento di Architettura Università di Firenze