Lucca
Percorriamo la via dell’abbandono per lasciar fare a Colui che ci ama
Tra le grandi intuizioni di Santa Teresa d’Avila (1515-1582), fondatrice del Carmelo teresiano, una particolarmente attira anche noi, donne e uomini del XX secolo: mettere al centro della nostra vita la «relazione».
Così la gratitudine riempie anche noi, sue figlie, carmelitane scalze, quando possiamo condividere fraternamente la nostra preghiera e i desideri più veri che ci abitano. La serata del 4 ottobre, fissata per il nostro incontro di preghiera, ci ha, ancora una volta, stupite e commosse, perché tante persone si sono unite a noi per intraprendere un viaggio veramente coraggioso. Come ha sottolineato p. Gabriele Morra, carmelitano scalzo, guida attraverso le tappe indicate da Teresa per questo intenso percorso, molti oggi, osano sfidare i propri limiti percorrendo grandi distanze, intraprendendo viaggi rischiosi, raggiungendo mete estreme, alla ricerca di nuovi orizzonti, ma pochi hanno l’audacia di mettersi in cammino, giocando se stessi fino in fondo, per entrare nella propria interiorità.
Questo viaggio mette alla prova la nostra fiducia e ci spaventa, perché potrebbe aprirci scenari sconosciuti, farci scoprire le terre ancora totalmente inesplorate che si trovano dentro di noi: non è facile e nemmeno scontato conoscerci! Ecco allora la domanda: «Dove stai girovagando alla ricerca del senso della vita, della tua felicità, della pace vera?».
Santa Teresa ci invita ad entrare dentro il castello della nostra interiorità, attratti dalla sua bellezza e infinita capacità: per fede, sappiamo che siamo amati e abitati da Dio. È questo il motivo per cui la conoscenza di Dio procede insieme alla conoscenza di noi stessi, il primo passo nel cammino della preghiera, che matura dinanzi all’Umanità di Cristo.
Davanti a Lui, tenendo gli occhi fissi su di Lui, non temiamo di scoprire la nostra miseria, anzi la debolezza diventa il luogo del nostro incontro, del nostro rapporto di amicizia con Dio: ci sentiamo accolti per quello che siamo, nella verità della nostra povertà. In una relazione costruita, come una torre, su queste solida fondamenta, non abbiamo più bisogno di difenderci o di nasconderci né di aggrapparci alle nostre sicurezze, ma soltanto di iniziare a percorrere la via dell’abbandono, per lasciar fare a Colui che ci ama.
Mentre procedeva il nostro cammino ci siamo trovati dinnanzi ad una esperienza densa, profonda e inattesa (non riusciamo certo a racchiuderla in un breve articolo!), che ci ha condotti ad intuire ciò che si trova al centro del «castello»: l’amore senza riserve, il servizio di Dio e dei fratelli, frutto della disposizione a conformarci all’Amico, a fidarci della strada che ci ha indicato.