Lettere in redazione

Perché il Papa negli Usa non ha parlato di pena di morte?

E’ scandaloso che il Papa non abbia fatto riferimento alla pena di morte che negli Stati Uniti viene soventemente applicata. Sono pura ipocrisia anche i discorsi sui preti pedofili visto che Benedetto XVI quando non era ancora papa si è adoperato per coprire questo odioso scandalo nella Chiesa cattolica americana.

Gianluca FagioliPistoia

Quando un Papa compie un viaggio pastorale – e pensi a quelli più «difficili» di Giovanni Paolo II, dal Cile di Pinochet alla Cuba di Fidel Castro – non sceglie mai un attacco frontale al Paese che lo ospita, ma cerca al contrario di mettere in luce le caratteristiche positive di quel popolo, indicando anche prospettive di crescita umana e cristiana. Poi, certamente, mette anche in guardia da derive pericolose e denuncia le situazioni di peccato, scegliendo con la sua sensibilità e il suo discernimento, quelle che ritiene più emblematiche. Questo nel livello pubblico, che noi vediamo e ritroviamo nei testi dei discorsi ufficiali, poi c’è quello privato, nei colloqui con i vertici politici e istituzionali, dove può toccare anche altri temi che ritiene importanti.

Detto questo, posso anche capire la delusione per l’assenza del tema della pena di morte dai discorsi ufficiali pronunciati da Benedetto XVI nel suo recente viaggio in Usa. Ricordiamoci però che la Chiesa ha assunto su questo posizioni molto chiare, anche in occasione del recente voto all’Onu sulla moratoria internazionale. Parlando davanti al Corpo Diplomatico, il 7 gennaio scorso, Benedetto XVI si è rallegrato per la risoluzione dell’Assemblea Generale dell’Onu, del 18 dicembre 2007, auspicando «che tale iniziativa stimoli il dibattito pubblico sul carattere sacro della vita umana».

Non condivido per niente, invece, le accuse di ipocrisia per le parole – chiarissime, e ce n’era bisogno! – che ha detto a proposito dello scandalo dei preti pedofili. Non è affatto vero che il cardinale Ratzinger, da Prefetto della Congregazione per la diffusione della fede, abbia coperto gli scandali americani, anche se era stato citato per questo davanti ad un giudice statunitense. Anzi, la sua «lettera» ai vescovi del 18 maggio 2001, in esecuzione del «motu proprio» di Giovanni Paolo II «Sacramentorum sanctitatis tutela», è lo strumento che ha permesso di fare pulizia e di vigilare d’ora in avanti, con più fermezza e celerità, su casi del genere.

Claudio Turrini