Pisa

Per una politica al servizio della gente

di Francesco Ippolito

La politica non è un luogo di evangelizzazione. Ma deve essere intesa come un’occasione privilegiata per costruire il bene comune di tutti i cittadini. L’arcivescovo Alessandro Plotti, durante l’incontro principale stabilito a Pontedera la scorsa settimana, ha delineato così il rapporto tra religione, politica e amministrazione. Ai moltissimi cittadini presenti, alcuni dei quali impegnati in politica, è arrivata una precisa indicazione: è cosa buona incarnare i valori cattolici nell’impegno in politica; ma quell’impegno va orientato al confronto responsabile, serio ed onesto con tutti gli interlocutori. Le parole dell’arcivescovo sono state accolte positivamente da tutti i presenti. Anche da chi credente non è: come il primo cittadino Paolo Marconcini, che ha ricordato come «per Pontedera il confronto tra laici e cattolici non è una novità ma una caratteristica storica di questa comunità». Nel corso dell’incontro sono state proiettate schede che ricordavano alcuni grandi esempi di cattolici impegnati in politica, nella lotta alla povertà, nel dare impulso e stimolo ad una cultura dell’amore e della tolleranza: erano le storie di Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, padre Ernesto Balducci, Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira, il giovane Alberto Marvelli. Alcuni di loro sono stati protagonisti di pagine fondamentali della storia mondiale, altri sono noti soprattutto agli storici. Ma di tutti si può mettere in evidenza un’azione neutra, imparziale, rivolta a tutti senza distinzione di razza, di classe, di credo religioso o politico, a favore della persona ancor prima che del cittadino. Questo è un passo della biografia del riminese Marvelli: «Alberto – l’amministratore comunale scomparso a ventotto anni in seguito ad un incidente stradale – distribuiva ai poveri tutto quello che riusciva a raccogliere, materassi, coperte, pentole. Si recava dai contadini e negozianti, comperava ogni genere di viveri. Poi in bicicletta, carica di sporte, andava dove sapeva che c’era fame e malattia. A volte tornava a casa senza scarpe o senza bicicletta: aveva donato a chi ne aveva più bisogno». Un analogo messaggio è arrivato dalle opere di padre Ernesto Balducci, amico di La Pira, estimatore di Teilhard de Chardin e di Emmanuel Mounier, e propugnatore di tesi suggestive: la cultura intesa non come puro modo di pensare, ma come modo di essere; l’umanità, nella pluralità delle sue espressioni, come nuovo soggetto della storia; la speranza intesa come fede nella ragione critica piuttosto che come atteggiamento psicologico; il dialogo con l’altro come disponibilità all’ascolto. Numerosi i suoi scritti, tra cui quelli sul tema «se vuoi la pace prepara la pace». Dagli interventi è emersa soprattutto l’importanza del dialogo tra identità differenti. Perchè, in un mondo di separazioni e di distinguo, avere una propria identità non significa isolarsi, ma porre le condizioni per un confronto.