Livorno

Per una Chiesa che parla a nome dei poveri e dei giovani

La lobby per i poveri, promossa dal Vescovo Giusti, attraverso il Progetto Culturale diocesano, trova il suo fondamento teorico nella Gaudium et spes, uno dei principali documenti del Concilio Vaticano II, quello che ha trattato la questione della Chiesa nel mondo contemporaneo. Lo ha affermato lo stesso monsignor Giusti nel corso della giornata di riflessione e preghiera che ha dedicato ai cattolici impegnati in politica nei giorni precedenti il Natale.Per motivare questa sua affermazione il vescovo Simone ha utilizzato il famoso discorso che papa Paolo VI fece all’assemblea dell’ONU in cui, rivolgendosi ai rappresentanti dei Paesi membri, presentò così il suo messaggio:Noi sentiamo di fare Nostra la voce dei morti e dei vivi; dei morti, caduti nelle tremende guerre passate sognando la concordia e la pace del mondo; dei vivi, che a quelle hanno sopravvissuto portando nei cuori la condanna per coloro che tentassero rinnovarle; e di altri vivi ancora, che avanzano nuovi e fidenti, i giovani delle presenti generazioni, che sognano a buon diritto una migliore umanità. E facciamo Nostra la voce dei poveri, dei diseredati, dei sofferenti, degli anelanti alla giustizia, alla dignità della vita, alla libertà, al benessere e al progresso.Sono queste persone, in particolare i giovani e i poveri, di cui la Chiesa ancora oggi si fa portavoce e ai quali dedica la massima attenzione. La cosiddetta lobby dei poveri non è altro che la traduzione, qui e ora, di questa grande missione della Chiesa delineata molto bene anche nel Concilio.Monsignor Giusti ha poi citato un altro passo del discorso di Paolo VI in cui, rivolgendosi ai membri dell’ONU, diceva: Voi qui proclamate i diritti e i doveri fondamentali dell’uomo, la sua dignità, la sua libertà e, per prima, la libertà religiosa. Ancora, Noi sentiamo interpretata la sfera superiore della sapienza umana, e aggiungiamo: la sua sacralità. Perché si tratta anzitutto della vita dell’uomo: e la vita dell’uomo è sacra: nessuno può osare di offenderla.E riferendosi poi al ruolo della Chiesa disse ancora: Vorremmo anche Noi dare l’esempio, sebbene l’esiguità dei Nostri mezzi ci impedisca di farne apprezzare la rilevanza pratica e quantitativa: Noi vogliamo dare alle Nostre istituzioni caritative un nuovo sviluppo in favore della fame e dei bisogni del mondo: è in questo modo, e non altrimenti, che si costruisce la pace.E Paolo VI ricordò in quell’occasione anche come l’edificio della moderna civiltà deve reggersi su principii spirituali, capaci non solo di sostenerlo, ma altresì di illuminarlo e di animarlo. E perché tali siano questi indispensabili principii di superiore sapienza, essi non possono non fondarsi sulla fede in Dio. Parole che suonavano efficaci allora, ma sono attuali anche oggi in un periodo di profonda crisi economica che affonda le sue radici in una ancora più grave crisi etica e spirituale.Prendendo spunto dalla Gaudium et Spes monsignor Giusti ha proposto tre coordinate fondamentali per costruire una società livornese solidale e promuovente un pieno sviluppo sociale: la centralità della persona, la priorità della società sullo stato, l’interdipendenza tra popoli, nazioni e stati.E in questo senso ha voluto spiegare quale senso dare allo sviluppo: “Lo sviluppo è realmente tale quando conduce alla realizzazione della persona, costruisce una società al servizio della persona”. “Lo sviluppo – ha concluso – non deve essere inteso in un modo esclusivamente economico, ma in senso integralmente umano. Non si tratta solo di elevare tutti i popoli al livello di cui godono oggi i Paesi più ricchi, ma di costruire nel lavoro solidale una vita più capace di far crescere effettivamente la dignità e la creatività di ogni singola persona e la sua capacità di rispondere alla propria vocazione e all’appello di Dio, che è contenuto in essa”.