Pisa

PER UN NATALE DI SPERANZA

di Giovanni Paolo Benotto*Prima della nascita di Cristo non c’era gioia se non nella speranza di questo giorno. Oggi invece ci viene detto: Non temete, amate! Non siate tristi, rallegratevi! Che gioia immensa, capace di riempire il cuore di dolcezza! Che gioia amabile! Finora eravamo nella tristezza; ora invece siamo nella gioia, perché la Vita è venuta fino a noi per farci vivere. Ecco la gioia che ci ha annunziato l’angelo: Oggi vi è nato un Salvatore che è il Cristo Signore!».Così scriveva Elredo di Rievaulx in un suo commento sul Natale di Gesù; un commento che facciamo pienamente nostro in un tempo e in una cultura in cui la speranza sembra diventare sempre più fragile e debole, e in cui, contemporaneamente cresce a dismisura il bisogno di certezze, di riferimenti sicuri e di felicità autentica. Guardandoci intorno, dobbiamo registrare sempre più scenari vecchi, parole consumate, messaggi che non annunciano più niente, bagliori che non riscaldano il cuore, progetti e proposte che girano intorno a se stessi senza riuscire a dare prospettive per un futuro ricco di luce e di amore. Si parla di valori, ma non si riesce a capire quali siano poi gli autentici valori che non passano secondo il passare delle mode, ma che bensì rimangono come fondamento e riferimento valido per tutti coloro che condividono la stessa umanità. E in questo clima aumenta lo smarrimento e lo sconcerto individuale e sociale e le persone si sentono sempre più indifese ed esposte a quella solitudine dello spirito che spegne ogni fiducia nel futuro.Diventa perciò quanto mai forte e sconvolgente per noi, oggi, l’annuncio che risuonò nella notte della Natività ai pastori che vegliavano con le loro greggi: «Oggi è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo Signore!».Non siamo né soli né abbandonati; abbiamo una certezza che ci sostiene e ci dà speranza: la presenza in mezzo a noi di colui che è Salvezza e Vita per l’uomo: Cristo Signore. Una presenza che non si impone con prepotenza, ma che bensì si propone con amore e nel rispetto della libertà di ciascuno, anche con il rischio di essere rifiutata e osteggiata. Egli sta alla nostra porta e bussa; sta a noi aprirgli la porta del cuore e della mente; la porta della propria vita individuale e familiare; gli ambiti delle più diverse relazioni sociali e dei vari luoghi in cui l’uomo di oggi pensa, decide e opera in vista del bene comune.Cristo chiede a tutti di fargli spazio, di lasciarlo entrare, di permettergli di nascere di nuovo in mezzo agli uomini del nostro tempo. E come sempre, se per Lui non c’è posto negli «alberghi» dove ha casa e cittadinanza la cultura, la politica, l’economia, la comunicazione delle idee e il potere, egli ancora una volta sceglie di venire in mezzo a noi in quei luoghi che il mondo continua a considerare «stalle», cioè luoghi senza importanza, che non contano e dei quali poco ci si cura. Si tratta dei luoghi dell’emarginazione e della povertà, della fragilità e della sofferenza, dove però l’uomo continua ad essere pienamente e totalmente uomo anche se non considerato tale da altri uomini. Là Gesù nasce e rinasce di nuovo; là il Cristo, l’Inviato di Dio, il Figlio dell’Altissimo continua a venire per donare quella speranza certa che non delude e che unica permette all’uomo di mantenere e custodire la sua dignità, il suo valore inalienabile al di là dei riconoscimenti che i potenti di turno si degnano di concedere a seconda dei propri interessi.E questa presenza che è sostegno e speranza dei poveri, è forza e fiducia anche per chi pensa di poterne fare a meno: paradossalmente Cristo pone la sua dimora non solo dove lo si accoglie, ma forse ancora di più dove si rifiuta e non gli si fa spazio. E questo perché Gesù è venuto per tutti e a tutti, indistintamente offre la sua salvezza.Il mio augurio cordiale è che Gesù, nel suo Natale, trovi casa in ogni casa delle nostre città e della nostra terra, portando a ciascuno la gioia che nessuno potrà toglierci e che resiste oltre ogni fatica e ogni dolore: la gioia dell’amore che nasce dal cuore stesso di Dio. E sarà così, per tutti, un Natale di speranza. Perché la speranza non è solo un desiderio o una attesa: è una presenza; è Cristo stesso. Che il Signore Gesù, nostra speranza, nasca con la sua gioia nel cuore e nella vita di ognuno: è la preghiera che l’Arcivescovo rivolge al Padre celeste e che si fa benedizione per tutti.*arcivescovo