Prato

Per Natale regaliamo una opportunità di lavoro

Per molti il regalo più gradito da trovare sotto l’albero è senza dubbio la possibilità di avere un lavoro. Lo sanno bene gli operatori Caritas parrocchiali e quelli che gestiscono il centro di ascolto diocesano in via del Seminario: la maggior parte delle persone che si rivolgono per avere un aiuto non riescono a far fronte alle spese perché sono disoccupate. Per questo, da tempo, la Caritas diocesana ha attivato alcuni «tirocini formativi» non solo per dare, anche se per breve tempo, un reddito a chi ne è sprovvisto, ma anche per favorire un reinserimento sociale. E non sono pochi i casi in cui un tirocinio formativo si è trasformato in un posto di lavoro con tanto di regolare contratto. Sotto, raccontiamo la storia di Alessandro Bardazzi assunto al ristorante Le Fontanelle dello chef Valentino D’Aloisio.

Per sostenere queste iniziative ed affrontarne le spese occorre un piccolo fondo al quale attingere. E così la Caritas ha deciso di destinare i proventi dell’Avvento di Fraternità a questo scopo. Tutte le offerte raccolte, nel corso delle messe, questo sabato 22 dicembre e domenica 23, nelle chiese e parrocchie pratesi, verranno devolute a questo scopo. «Natale è la festa del dono, che il Padre fa del Figlio a noi uomini – ha scritto in una lettera la direttrice della Caritas Idalia Venco -, noi vogliamo che sia anche la festa del dono che facciamo nella condivisione dei nostri beni a quanti vivono momenti di difficoltà».

Per capire l’importanza di questo strumento possiamo dare qualche numero. Dal 2014, anno in cui sono iniziati i tirocini formativi per il reinserimento lavorativo, sono state attivate 50 borse lavoro. La spesa complessiva a carico della Caritas, tramite l’Associazione Insieme per la Famiglia, è stata di 70mila euro. Le persone che hanno proseguito l’esperienza lavorativa, trasformandola in un contratto, sono otto. Di vario tipo le realtà che hanno ospitato i tirocinanti, si tratta di aziende tessili, scuole paritarie, ristoranti, bar supermercati e cooperative multi servizi.

Da operaio ad aiuto chef: la nuova vita di Alessandro

Lui non si definisce un «imprenditore buono», ma un «buon imprenditore» che dà lavoro a chi ha dimostrato di saperci fare e di sapersi impegnare. Perché, in effetti, al di là delle belle storie sotto l’albero di Natale, al ristorante Le Fontanelle, gestito da Valentino D’Aloisio cui spetta la paternità della definizione di cui sopra, è accaduto proprio questo. Alessandro Bardazzi un anno e mezzo fa iniziava a lavorare a Le Fontanelle grazie ad un tirocinio formativo della Caritas diocesana: 50 anni e senza lavoro da due, con un passato nel tessile, da cui è stato espulso a causa della crisi, quella di Bardazzi è una storia come se ne sentono tante a Prato. La storia di chi perde il lavoro in età avanzata e con il proprio bagaglio professionale non riesce a «riciclarsi» da nessuna parte in quell’ambito. Bardazzi porta curricoli dappertutto, ma appena vedono che non è più un giovincello, prendono il curriculum e lo mettono da parte. Riesce a lavorare sei mesi non continuativi solo nell’impresa di pulizie dove è impiegata anche la moglie. Poi più niente. Il niente nel lavoro, ma il tutto nel resto: il mutuo da pagare, le bollette, la spesa da fare, una bambina e un solo stipendio in famiglia, quello, appunto, della moglie.

«Una sola busta paga non basta in famiglia di questi tempi – racconta Alessandro Bardazzi – e pensate a cosa vuol dire per un cinquantenne stare a casa e vedere solo la moglie lavorare, con le spese che non si fermano, la luce, il gas da pagare, il mutuo e la bambina che va a scuola». Entra qui in gioco la Caritas, a cui Bardazzi si rivolge per un sostegno: riceve questo e anche la possibilità di fare un tirocinio in una realtà imprenditoriale del territorio. Per quattro mesi fa il lavapiatti nella cucina dello chef e titolare Valentino D’Aloisio al ristorante di via Traversa del Crocifisso, da più di 40 anni nell’ambito della ristorazione locale. Piano piano, pur provenendo da lavori di tutt’altro genere, impara esattamente a fare tutto quello che gli chiedono. La versatilità, unita all’affidabilità, piace a D’Aloisio che, dopo la conclusione del tirocinio, decide di assumere Bardazzi con un contratto a tempo determinato. «Da molto tempo il nostro ristorante accoglie i lavoratori che vengono segnalati dalla Caritas – spiega D’Aloisio -; possiamo farlo e lo facciamo volentieri, così come ospitiamo i giovani tirocinanti dei vari istituti alberghieri. Non abbiamo pregiudizi relativi all’età: se una persona si impegna e dimostra di portare qualcosa di buono all’azienda, è anche nel nostro interesse che si unisca a noi e così è accaduto con Alessandro». La dinamica che si è instaurata al ristorante Le Fontanelle dimostra l’esistenza sia di un meccanismo ben oliato (quello dei tirocini proposti dalla Caritas), sia di imprenditori che, pur rifiutando l’attributo di «illuminati», sanno aprire le porte delle proprie aziende a chi si trova in difficoltà, tenendosi, al contempo, lontani da certe logiche che troppo spesso si vedono nel mercato del lavoro: tirocini rinnovati all’infinito, tirocinanti che si susseguono l’uno all’altro. «Il tirocinio si è trasformato in un contratto perché il lavoratore lo ha meritato – continua D’Aloisio –.

Adesso Alessandro sta imparando anche l’impiattamento degli antipasti, c’è una crescita». E si va, così, verso il rinnovo del contratto a tempo determinato: una sfida per un’azienda che ha già una ventina di dipendenti, la maggior parte dei quali assunti a tempo indeterminato. «Abbiamo un alto numero di dipendenti e ad ora non possiamo firmare un altro tempo indeterminato, ma rinnoveremo ad Alessandro il contratto fino a quando potremo, ovvero fino a dove l’attuale legge con il Decreto Dignità ce lo consente. Poi, metteremo del nostro con il passaparola affinché Alessandro non resti più a piedi», conclude il titolare de Le Fontanelle.

Lucrezia Sandri