Opinioni & Commenti
Per il «sì» al referendum in campo calibri da novanta. Anzi: da 90 – 60 – 90
Sabri conquista la copertina dell’Espresso, peraltro prodiga di carne umana femminile. Le mettono in bocca una sceneggiatura mediocre, farcita di luoghi comuni e balle sesquipedali, che però la ggente potrebbe ingurgitare, tanto ingurgita di tutto. Ad esempio questa: «La Chiesa non può avere la pretesa di entrare nei drammi e nei dolori privati». O grulla, ma non t’accorgi che sono i drammi e i dolori a entrare nella Chiesa? Battesimi, matrimoni, funerali Anche i cattolici solo anagrafici cercano la Chiesa ed entrano in chiesa, alla ricerca di un perché, di un conforto, di una vicinanza. Scende in campo anche Anna Falchi: «Farei la testimonial del sì dice ma non nuda, sarebbe di cattivo gusto».
Quanta voglia di spogliarsi, forse è quello che sanno fare meglio. O forse Anna ha visto la copertina di «Vanity Fair» con Monica (Bellucci) nuda e il titolone: «Il diritto di essere mamma». E vai. E poi Ilaria D’Amico, Roberta Capua, Lucrezia Lante della Rovere, Afef Tronchetti Provera e altre campionesse del pensiero contemporaneo. Fino alla numero uno, la sciùra milanesa Claudia Buccellati, quella con gioielleria in via Montenapoleone, che proclama in pubblico: «Regalerò un’ora retribuita ai miei dipendenti che andranno a votare». Un’ora sola? Tirchia. Resta il fatto che a questi livelli il fronte del doppio no proprio non ci arriva. Noi al massimo abbiamo monsignor Sgreccia e Giuliano Ferrara: uomini di peso. Ma che su «Vanity Fair» non vedremo mai, manco nudi.