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Per il «sì» al referendum in campo calibri da novanta. Anzi: da 90 – 60 – 90

di Umberto FolenaBisogna essere sportivi e riconoscerlo: al livello del fronte del sì, il fronte del doppio no non ci arriva proprio. Nel senso dello sprezzo del senso del ridicolo. La prima mossa furba l’hanno fatta quando hanno capito che a parlare della verità, ossia di procreazione ed embrioni, le avrebbero buscate. Così hanno impostato la campagna parlando di salute (della donna) e libertà (di ricerca scientifica), dicendo ai cittadini: siete forse contro la salute e la libertà? Ma non bastava. A chi farglielo dire? A Veronesi, alla Levi Montalcini? Suvvia, la ggente, quella con due gi, sa a malapena chi siano. Occorre qualcuno che sappia parlare alla ggente. Una volta si usavano nani e ballerine, oggi i nani scarseggiano mentre le ballerine abbondano. Ecco quindi Sabrina Ferilli, attrice di cui vi preghiamo di segnalarci uno, un solo film memorabile perché a noi non ne viene in mente nessuno.

Sabri conquista la copertina dell’Espresso, peraltro prodiga di carne umana femminile. Le mettono in bocca una sceneggiatura mediocre, farcita di luoghi comuni e balle sesquipedali, che però la ggente potrebbe ingurgitare, tanto ingurgita di tutto. Ad esempio questa: «La Chiesa non può avere la pretesa di entrare nei drammi e nei dolori privati». O grulla, ma non t’accorgi che sono i drammi e i dolori a entrare nella Chiesa? Battesimi, matrimoni, funerali… Anche i cattolici solo anagrafici cercano la Chiesa ed entrano in chiesa, alla ricerca di un perché, di un conforto, di una vicinanza. Scende in campo anche Anna Falchi: «Farei la testimonial del sì – dice – ma non nuda, sarebbe di cattivo gusto».

Quanta voglia di spogliarsi, forse è quello che sanno fare meglio. O forse Anna ha visto la copertina di «Vanity Fair» con Monica (Bellucci) nuda e il titolone: «Il diritto di essere mamma». E vai. E poi Ilaria D’Amico, Roberta Capua, Lucrezia Lante della Rovere, Afef Tronchetti Provera e altre campionesse del pensiero contemporaneo. Fino alla numero uno, la sciùra milanesa Claudia Buccellati, quella con gioielleria in via Montenapoleone, che proclama in pubblico: «Regalerò un’ora retribuita ai miei dipendenti che andranno a votare». Un’ora sola? Tirchia. Resta il fatto che a questi livelli il fronte del doppio no proprio non ci arriva. Noi al massimo abbiamo monsignor Sgreccia e Giuliano Ferrara: uomini di peso. Ma che su «Vanity Fair» non vedremo mai, manco nudi.

La scelta di astenersi al referendum

L’astensione? L’unica via razionale