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Per combattere il terrorismo servono alleati non nemici
Ventisette anni fa, alla vigilia del sequestro Moro, il grande teorico della comunicazione Marshall Mc Luhan disse in una intervista: «Senza mass media non ci sarebbe terrorismo». Se un attentato non avesse eco mancherebbe del suo scopo essenziale di seminare panico ed orrore. E non a caso il terrorismo contemporaneo coltiva soprattutto il voyeurismo del sangue fresco mettendo in videocassette perfino l’atrocità della strage, dello sgozzamento e della decapitazione. Ora i londinesi hanno reagito al massacro con quel saggio pudore di descrizioni e di immagini che è già una prima risposta di compostezza e di intelligenza al terrore. Certo, non si fa fatica a immaginare le vetture sbranate come scatolette di sgombro e la macelleria orribile di carne umana a cui erano ridotte. E tuttavia almeno questa volta gli attentati sono stati decapitati di gran parte del loro effetto mediatico.
Ma al di là di questa reazione non è che si abbiano molte certezze sulle armi di difesa da approntare contro questa minaccia che ormai riguarda tutta l’Europa. Da un lato si invocano stati di guerra, reimbarco di emigrati, pugno duro sui sospetti con idee che sono solo gesticolazioni e esibizioni di muscoli per ottenere qualche applauso senza in pratica nessun effetto. Oltretutto si dimentica che la partita sarebbe persa completamente se i milioni di musulmani che vivono in Europa si sentissero come nemici. Al contrario contro il terrorismo che non chiede altro che di trovare acqua in cui nuotare, bisogna oggi soffocarlo non creando divisioni fra nazioni e nazioni, fra religioni e religioni, ma fra chi ha umanità e chi non la ha, fra chi condanna gli attentati e chi li esalta.
Ma nel frattempo non possiamo dimenticare che nel nostro paese gli anni di piombo e più tardi l’emergenza mafiosa sono stati affrontati con provvedimenti mirati che hanno messo in moto, anche a costo di qualche ingiustizia, il fenomeno determinante del pentitismo e della collaborazione con la giustizia. A ciò si dovrà aggiungere severità con chi fiancheggia o assolve il terrorismo. Proprio in questo periodo in cui più evidente appare anche la dissociazione e la condanna di tante parti del mondo islamico è determinante andare oltre aumentando al massimo gli alleati in questa sfida e riducendo al minimo i nemici.