Pisa

PER AFFERMARE UNA CULTURA DELLA VITA

di Alessandro Plotti (+ arcivescovo) La vita dell’uomo è in gioco tutti i giorni, fin dal suo concepimento. Per questo ogni persona retta deve mettersi decisamente al servizio della vita!Quando l’uomo si impegna ad accogliere la vita e a promuoverne la qualità, agisce in modo corrispondente alle sue aspirazioni fondamentali e in conformità con il progetto di Dio, «Signore e amante della vita» (Sap. 11,26).Le Chiese in Italia, ogni anno, celebrano la «Giornata per la vita». Esse intendono in tal modo richiamare il dovere di tenersi sempre disponibili ad accogliere, difendere, sostenere e migliorare la vita.Gli uomini più fortunati vengono alla luce in una famiglia unita, in una casa accogliente, tra persone in amorevole attesa. Incontrano nel loro territorio un ambiente ospitale. Ma queste condizioni non sono concesse a tutti: non pochi bambini si trovano in una situazione come quella toccata a Gesù: sua madre l’ha partorito in una grotta, perché «non c’era posto per loro nella locanda» (Lc 2,17). Altri sono rifiutati dagli stessi genitori. Non sono accolti neppure da chi li ha concepiti.È nostro dovere di cristiani condannare, in nome di Dio, le interruzioni volontarie della maternità e denunciare il grave fenomeno della caduta in verticale delle nascite.Ma è anche nostro sacrosanto dovere denunciare le cause che stanno a monte di questo «abominevole delitto» dell’aborto.Indispensabili all’accoglienza e alla promozione della vita sono «l’acqua, il pane, il vestito e una casa che serva da riparo» dice la Bibbia (Sir. 29,28). Oggi, per molti uomini, il problema del lavoro e della casa sono veramente cruciali, e inducono alla pratica abortiva, spesso, come il contraccettivo più sicuro, anche se scelto e vissuto drammaticamente.Senza una casa non si può formare una famiglia; né mettere al mondo dei figli, né condurre un’esistenza pienamente umana. La casa è esigenza primaria e fondamentale per l’uomo: in essa fioriscono gli affetti familiari, si educano i figli e si godono i frutti del proprio lavoro.La speculazione ha creato agglomerati periferici, composti soprattutto di mini-appartamenti, dentro i quali a mala pena si può accogliere un figlio e da cui per forza bisogna estromettere gli anziani. Nei quartieri dormitorio non c’è un lembo di verde; non un cortile per il gioco; non un ambiente per incontrarsi. La distanza dai luoghi di lavoro e di studio costringe a vivere separati, quasi per l’intera giornata, a perdere molto tempo nei viaggi.A fronte di questa situazione, dove diventa sempre più difficile promuovere una cultura della vita, la sete del profitto ha prodotto l’accaparramento delle aree, gli appartamenti di lusso, la doppia abitazione e gli alloggi sfitti. Diminuisce la solidarietà sociale, non si radica il senso dell’appartenenza alla comunità, non nasce il gusto della partecipazione alla promozione integrale della vita.Sul territorio, spesso, anche i servizi e le strutture sociali, già insufficenti per numero, programmi e funzionalità, vengono gestiti secondo logiche che non rispondono alle esigenze reali dei cittadini. Pensiamo, soltanto, alla latitanza dei consultori familiari, che dovrebbero giocare un ruolo essenziale nella applicazione corretta della legge 194. C’è, poi, il problema del lavoro. Un salario dignitoso è elemento indispensabile ad accogliere i figli e a promuovere la qualità della vita.Sul territorio, spesso, anche i servizi e le strutture sociali, già insufficienti per numero, programmi e funzionalità, vengono gestiti secondo logiche che non rispondono alle esigenze reali dei cittadini. Pensiamo, soltanto, alla latitanza dei Consultori familiari, che dovrebbero giocare un ruolo essenziale nella applicazione corretta della legge 194.-C’è, poi, il problema del lavoro. Un salario dignitoso è elemento indispensabile ad accogliere i figli e a promuovere la qualità della vita.Oggi la precarietà da una parte e la disoccupazione dall’altra stanno diventando una vera calamità sociale. Soprattutto per i giovani, i quali dopo essersi preparati, mediante una appropriata formazione culturale, tecnica e professionale, vedono penosamente frustrate la loro volontà di lavorare e la loro disponibilità ad assumersi la propria responsabilità sociale, tra cui il grande tema della vita.E non avendo mezzi, non possono formarsi una famiglia e neppure realizzare serenamente la loro vocazione alla paternità e alla maternità.E la condizione della donna? Altro grande tema legato alla vita, perché nella qualità, negli orari e nei ritmi di lavoro incontra i maggiori ostacoli all’esercizio della sua missione materna e familiare. Si può arrivare anche all’assurda minaccia di licenziamento se le dipendenti rimangono incinte!Nella Giornata per la vita dobbiamo sempre più convincerci che la difesa e la promozione di questo grande mistero che è la procreazione, non possono prescindere da questi enormi problemi sociali, che influiscono negativamente nella formazione di una mentalità e di una moralità che non possiamo accettare, perché è logica di morte e non di speranza.