Toscana

Pensioni, dopo lo sciopero la riforma è meno vicina

di Claudio TurriniA quasi dieci anni di distanza i sindacati sono tornati in piazza, venerdì 26 marzo, per protestare contro una riforma delle pensioni targata Silvio Berlusconi. Un milione e mezzo secondo Cgil Cisl e Uil, con adesioni fino all’80%. Solo due o trecentomila per «Il Giornale», il quotidiano vicino al premier, che non ha esitato a definirlo «un flop». Nell’autunno del ’94 le manifestazioni di piazza diedero la spallata decisiva al primo esecutivo guidato dal Cavaliere, spingendo la Lega a togliere la fiducia. Poi la riforma la fece Lamberto Dini, dopo che «un ribaltone» l’aveva trasformato da ministro di Berlusconi a capo di un governo di centro-sinistra. Oggi il clima del paese è diverso, ma lo spettro della crisi sul tema delle pensioni può sempre nascondersi dietro dietro la porta.

«È nostra intenzione approvare la riforma previdenziale prima delle elezioni europee, come del resto ci chiede l’Europa», ha dichiarato domenica scorsa da Cernobbio Silvio Berlusconi. Ma la Casa delle Libertà è in fibrillazione e pensa già alle Europee. Le elezioni in Germania, Spagna e Francia hanno fatto capire che chiunque metta mano a riforme impopolari paga poi in termini di consenso. E nella maggioranza c’è già chi spinge per riaprire il dialogo con le parti sociali o comunque per aspettare il 12 e 13 giugno prima di varare la riforma. Anche la stessa Lega, che con il ministro del welfare Roberto Maroni ha puntato tutto su questa riforma, ha fatto capire di non voler rimanere con il cerino in mano e ha chiesto di inserirla all’interno di una più ampia revisione del welfare. Ma sulla riapertura della trattativa Maroni è stato fermo: «Il confronto è stato fatto ed è chiuso – ha dichiarato –. Ora la delega è in Commissione lavoro dove si procede alacremente».

Il sindacato con la sua mobilitazione ha già ottenuto qualcosa, come il dietrofront sul Tfr, la cui confluenza nei fondi pensione non è più obbligatoria. O come l’alleggerimento dello «scalino» previsto per il 2008 (cioè la differenza improvvisa di requisiti necessari per andare in pensione). Tre le richieste ancora sul tappeto. «Noi chiediamo sostanzialmente – ci spiega Gianni Salvadori, segretario generale della Cisl toscana – che si superi la posizione sull’età contributiva e età anagrafica, abolendo il vincolo dei 60 anni e poi 61 e 62, e mantenendo i 57 anni collegati all’età contributiva di 35 anni. La seconda richiesta è l’equiparazione dei contributi dei lavoratori autonomi che attualmente pagano per il 17% mentre riscuotono per il 20%. E la terza è che ci sia il completamento della divisione tra previdenza e assistenza».

E se il governo Berlusconi non accetterà di riaprire il confronto? «L’unica risposta che possiamo dare – aggiunge Salvadori – è di nuovo la lotta. Perché le cose non vanno, non per noi, ma per il Paese: si creano disuguaglianze che vanno a penalizzare lavoratori che sono in procinto di andare in pensione».

La scheda: la riforma in sintesiFINO AL 2008PENSIONI IN VIGOREInvariate. PENSIONI DI ANZIANITàNon cambia nulla. INCENTIVI A CONTINUARE IL LAVOROI lavoratori del settore privato che matureranno, entro il 31 dicembre 2007, i requisiti per la pensione di anzianità (35 anni di contributi e 57 anni di età) e che decideranno di rimanere al lavoro, riceveranno un aumento pari al 32,7% della loro retribuzione. L’aumento sarà esente da ogni tipo di imposta. PENSIONI D’OROViene introdotto un prelievo del 3% per le pensioni d’oro (almeno 516 € al giorno) e viene introdotto un tetto alle pensioni stesse. PRIVILEGISi procederà all’eliminazione di sperequazioni tra le varie gestioni pensionistiche, al fine di ottenere, a parità di anzianità contributiva e di retribuzione pensionabile, uguali trattamenti pensionistici. PENSIONI DI INVALIDITàRimangono i requisiti attuali, ma l’Inps procederà ad accurate verifiche per eliminare le false pensioni. DISABILITàI lavoratori che trasformeranno il loro rapporto di lavoro da tempo pieno a part time per prendersi cura di un familiare disabile si vedranno accreditare i contributi figurativi come se lavorassero a tempo pieno.DAL 2008REQUISITO UNICO PER LA PENSIONELa regola generale per andare in pensione sarà: 40 anni di contributi o 65 anni di età (60 per le donne). Ma sono previste delle eccezioni per le pensioni di anzianità. QUOTA DI USCITANell’ultima modifica è stata reintrodotta la possibilità di andare in pensione anche con 35 anni di contributi ma 60 anni di età nel 2008, che saliranno a 61 nel 2010 e a 62 nel 2014, previa verifica dei risparmi ottenuti dalla riforma fino al 2013. Attualmente la «quota di uscita» è 92 (numero dato dalla somma di 35 anni di contributi + 57 dell’età): si passerebbe invece a quota 94 (fino al 2010).ATTIVITà USURANTIChi svolge un lavoro duro (da definire con le parti sociali) potrà andare in pensione anticipatamente senza penalizzazioni.LAVORATRICI MADRILe madri che lavorano potranno ritirarsi dal lavoro con un regime agevolato (da definire con le parti sociali).LAVORATORI PRECOCIChi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni avrà garantito un regime agevolato (da definire con le parti sociali).FINESTRE CHIUSEAi fini del risparmio dello 0,7% del Pil (Prodotto interno lordo) la riforma prevede anche la chiusura, sempre dal 2008, di due «finestre» annue su quattro per l’uscita verso l’anzianità, innalzando di fatto l’età pensionabile di almeno sei mesi.TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTOIl conferimento del Tfr (la liquidazione) nei fondi pensione non è più obbligatorio (come si pensava in un primo momento) e sarà regolato in base al silenzio-assenso.LE RICHIESTE DEL SINDACATODopo aver ottenuto che il Trattamento di fine rapporto (Tfr) confluisse nei fondi pensione solo su base volontaria (pur con il meccanismo del silenzio-assenso) e che venisse reintrodotta anche la possibilità di andare in pensione dopo il 2008 con 35 anni di contributi (ma limiti d’età crescenti), il sindacato Cgil-Cisl-Uil chiede essenzialmente tre cose:• mantenimento anche dopo il 2008 della possibilità di andare in pensione con 35 anni di contributi e 57 anni di età;• completamento della separazione contabile tra assistenza (es. pensioni di vecchiaia o di invalidità) e previdenza, con le prime completamente a carico della fiscalità generale;• riequilibrare i carichi contributivi tra lavoro autonomo e lavoro dipendente.I numeri14.412.240pensionati Inps nel 20031.015.829pensionati Inps nel 2003 in Toscana628,64Importo medio in euro della pensione nel 2003265.181pensionati Inps in provincia di Firenze nel 2003 60,4Età media del raggiungimentodella pensione in Italia649.670nuovi pensionati nel 20031 milionele domande di pensionamento nel 2003 (+4,9% rispetto al 2002)PENSIONATI, CONTRO IL CAROVITA IN PIAZZA IL 3 APRILE A ROMA. IN 25 MILA DALLA TOSCANASCIOPERO GENERALE, SALVADORI (CISL): UN SUCCESSO IN TOSCANA, 150 MILA IN PIAZZAL’osservatorio sulle pensioni dell’Inps