Toscana

Pensionati, una grande risorsa anche per la Chiesa

di Emanuela PietraroiaPer gli over 65 in parrocchia c’è tutta un’altra vita. E non c’è vita nelle parrocchie senza i pensionati. È l’esperienza che racconta don Giampiero Fabbretti, parroco da 37 anni di San Pietro a Reggiana, tremila anime alla periferia di Prato: «Se dovessimo immaginare una parrocchia senza la presenza e l’aiuto dei pensionati, ci troveremmo a vedere iniziative che stentano a essere promosse e la parrocchia ne sarebbe impoverita». Per chi si impegna in parrocchia, l’età della pensione non è certo la stagione del non far niente e delle ore che non passano. «La vita ordinaria e feriale delle parrocchie – prosegue don Fabbretti – è a carico dei pensionati». Quarant’anni fa si poteva contare sull’aiuto delle giovani famiglie, oggi non si può fare a meno dei giovani di allora che nel frattempo sono andati in pensione dal lavoro: ovunque è difficile la consegna alle nuove generazioni. «Non sarebbe immaginabile oggi – continua il parroco pratese – chiedere e ottenere il sostegno, che ho avuto io 37 anni fa, per costruire e finanziare una nuova chiesa: da una parte ne è causa la disponibilità economica, che non è la stessa degli anni ’60 o ’70, dall’altra manca il senso di appartenenza dei giovani alla parrocchia».

Presenza discreta, collaborazione, partecipazione sono questi gli atteggiamenti con cui la terza età è inserita nella vita della parrocchia: «Le iniziative di carità, a partire dai gruppi di Caritas parrocchiale o della San Vincenzo de’ Paoli, l’animazione dei gruppi liturgici, la cura degli ambienti sono gli ambiti di intervento dei collaboratori per età liberi da occupazione».

Gli over 65 sono per lo più attivi nelle iniziative legate alla devozione popolare e la loro partecipazione non manca quando si parla di festa patronale, processione, recita del rosario. Ma la loro voce si fa sentire ed è propositiva anche nei consigli decisionali della parrocchia, nel Consiglio pastorale parrocchiale o nel Consiglio per gli affari economici. «In alcuni casi – suggerisce don Fabbretti – si può parlare di vera e propria corresponsabilità». A volte è più facile trovare un sacrestano in parrocchia, piuttosto che il parroco. «Il primato dell’impegno in parrocchia, per numero, spetta ancora alle donne pensionate o casalinghe, anche se negli ultimi anni abbiamo notato un debole segno di un aumento della partecipazione degli uomini. Con una stima approssimativa, possiamo dire che oggi 3 su 10 dei collaboratori anziani sono uomini». Se l’idea diffusa è che andare in pensione significhi avere più tempo libero, dovremo cambiare opinione osservando la giornata tipo di un pensionato in parrocchia. «Da una parte il tempo speso in parrocchia è un bene per la comunità, dall’altra è un impegno rigenerante e motivante per la salute psicofisica del pensionato». Se poi all’efficacia e all’utilità della presenza e del lavoro concreto degli over 65, aggiungiamo la grazia delle loro intenzioni di preghiera, possiamo dire che il futuro della Chiesa inizia da loro. Perché se hanno seminato, qualcuno raccoglierà.

Quando la vita comincia a 60 anni