Toscana

PENA DI MORTE: SANT’EGIDIO, MOMENTO DECISIVO PER UNA MORATORIA ONU

In 90 Paesi la pena di morte è già stata abolita, e altri 43 sono “abolizionisti di fatto”, non avendovi fatto ricorso da almeno 10 anni. È pertanto, “un momento decisivo per approvare una risoluzione dell’Onu circa una moratoria per la pena di morte”. Lo ha dichiarato questa mattina Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio, presentando l’appello per fermare la pena di morte nel mondo, promosso da Sant’Egidio e da Amnesty International, che in nove anni ha raccolto oltre 5 milioni di firme e lo scorso 2 novembre è stato consegnato al presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Sergian Kerim. Proprio nei prossimi giorni, probabilmente il 14 o 15 novembre, la 3a Commissione dell’Assemblea generale discuterà e voterà riguardo a una moratoria mondiale delle esecuzioni capitali, richiesta da 37 Paesi. Un’iniziativa che, sottolinea Marazziti, “non è solo europea, ma viene da un fronte mondiale interreligioso e interculturale”: al momento, sono 83 i Paesi che la sostengono, segno di “un mondo che si sta muovendo, ed è maturo per stare senza pena di morte”. La moratoria, prosegue, “non è una pistola puntata verso chi ancora applica la pena capitale, ma una mano tesa, per fermarsi a ragionare e costruire un sistema legislativo che rispetti la vita e la dignità umana”.

Marazziti evidenzia poi come pure tra i Paesi più noti per il loro ricorso alla pena capitale vi sia un “grande movimento” verso l’abolizione. “Negli Usa, su 37 Stati che la prevedono, in pratica la applicano solo in 13, e metà delle esecuzioni sono in Texas”, ricorda, precisando come sia in corso “di fatto una moratoria pratica sull’iniezione letale, che è stata sospesa in seguito a un ricorso alla Corte suprema, e non verrà applicata fino al pronunciamento di quest’ultima”. E pure in Cina “le condanne capitali sono calate del 30% nell’ultimo anno”. “La pena di morte – afferma il portavoce di Sant’Egidio – mentre vuole difendere la vita, paradossalmente legittima al livello più alto, che è quello dello Stato, una cultura di morte”. La moratoria, pertanto, significa promuovere una “cultura di vita”. E in questo cammino “ci sono tanti compagni di strada”, aggiunge, facendo riferimento alla presenza di Amnesty International, “soggetto storico che da decenni lotta contro la pena di morte”, anche se, riconosce Marazziti, ha recentemente compiuto uno “scivolone” legittimando il ricorso all’aborto. “Da parte nostra – conclude – condividiamo pienamente le parole del card. Martino”, il quale, in un messaggio alla Comunità, ha sottolineato come la “cultura della vita” implichi la sua protezione “dal concepimento fino alla morte naturale”.

Sir