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Pena di morte: Consiglio d’Europa, «ricadute traumatiche sui figli». 19mila condanne, almeno 690 esecuzioni nel 2018

In una dichiarazione del Comitato per gli affari legali e i diritti umani del Consiglio d'Europa (CdE), alla vigilia della giornata mondiale contro la pena di morte, di mette in risalto i danni psicologici e sociali sui figli. 

(Strasburgo) Giornata mondiale contro la pena di morte, domani 10 ottobre: per la concomitanza con il 30° anniversario della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia si guarda in particolare alle «violazioni dei diritti dei bambini i cui genitori hanno ricevuto una condanna a morte o sono stati giustiziati». In una dichiarazione del Comitato per gli affari legali e i diritti umani del Consiglio d’Europa (CdE) si evidenzia come «questi bambini, spesso dimenticati e socialmente svantaggiati, possono subire un trauma in ogni fase del processo che porta all’esecuzione del genitore»: è un «fardello emotivo e psicologico» che «viola i loro diritti».

Ad oggi, oltre due terzi (142) dei Paesi del mondo hanno abolito la pena di morte o non l’hanno applicata da almeno dieci anni. Nel 2018 sono state registrate almeno 690 esecuzioni e a fine 2018 oltre 19mila persone erano condannate a morte. Il Comitato denuncia: «Paesi che hanno uno status di cooperazione con il CdE (Usa, Giordania, Giappone, Marocco, Autorità palestinese e Bielorussia) continuano a emettere condanne a morte e a compiere esecuzioni capitali». E rivolge l’appello a dare «massima importanza all’interesse superiore del bambino» nelle sentenze sui genitori e rispettare il divieto dell’applicazione della pena di morte a chi aveva meno di 18 anni al momento del presunto reato.