Primo giorno: la penitenza. Arriviamo all’aeroporto di Pisa in perfetto orario, per poter attendere qualche ora di inaspettata e sgradita sosta, forse terrorismo che si profila all’orizzonte? Macché, solo la nebbia inusuale a Pisa, specie in questa stagione, che ci costringe all’attesa forzata, ovvero all’inizio della penitenza. Il principio del viaggio corrisponde all’inizio della liturgia della Messa, con il rito penitenziale cerchiamo quella necessaria purificazione che ci introduca al mistero, la nebbia che ci avvolge assolve lo stesso compito, perché il pellegrinaggio diventi l’arte della pazienza, nel cercare di raggiungere la meta, ma non troppo velocemente. Era forse nebbiosa anche quella mattina dell’undici di febbraio del 1858, quando la giovane Bernadette andava a cercare non solo legna ma qualsiasi materiale combustibile, in quella che era una specie di discarica locale, ovvero la grotta di Massabieille? Narrano le cronache che quel giovedì fosse piovigginoso, la nebbia era assente, in compenso faceva molto freddo, troppo per la giovinetta già malaticcia per le disagevoli condizioni in cui doveva vivere, altro che pellegrinaggio su un volo d’aereo, seppure cosiddetto charter. Qualcosa di questo impietoso raffronto deve essere entrato nel cuore degli pellegrini, poiché regna una calma serena nella sala dell’aeroporto, che i mugugni per i continui ritardi segnalati dai video onnipresenti, non riescono a scuotere veramente.Finalmente, si parte, le formalità ancora ci fanno aspettare, ma il movimento verso l’aereo appare, adesso inarrestabile. Si vola, con una tecnologia impensabile ai tempi di Bernadette, che solo un altro francese poteva, a quel tempo raffigurarsi, Jules Verne. E quel tempo non era pietoso nei confronti dei misteri cristiani, l’onda lunga della rivoluzione francese, conseguenza violenta del secolo dei lumi, arrivava a depositare nella società i miti di un razionalismo spasmodico che voleva spiegare tutto, o se non tutto, almeno quasi, e comunque senza la religione, quindi bisognava zittire quella ragazzetta che veniva a parlare di quella là vista alla grotta, anche gli ecclesiastici che avevano sentito quella storia erano alquanto preoccupati, che conseguenze ne potevano venire? Le conseguenze le possiamo osservare noi, nel pomeriggio del primo giorno, siamo intorno alla Madonna detta l’incoronata, una grande statua nel piazzale antistante la basilica, costruita proprio sopra la grotta, conseguenze ancora più inimmaginabili dei voli d’aereo, grandi edifici per l’ospitalità ai malati, le chiese, le cappelle ma, soprattutto, un gran numero di pellegrini, che ripetono incessantemente quel primo percorso fatto da Bernadette, davvero chi poteva immaginare tutto questo? Certamente neppure un Verne che avesse scritto di cose religiose.Il pomeriggio prosegue con una liturgia penitenziale che ci prepara alla Messa pomeridiana, ambedue presiedute da Monsignor Danilo D’Angelo, la cui omelia ci ricorda che le malattie non sono solo quelle del corpo, ma tanto più nei cristiani, quelle dello spirito, che mettono l’uno contro l’altro, con mormorii pretestuosi, che non hanno nulla a che vedere con la serena umiltà sempre dimostrataci da Bernadette, una umiltà di santità. Ci stringiamo anche al nostro arcivescovo, assente nel corpo ma presente nello spirito con noi, a cui auguriamo una pronta guarigione.L’atteggiamento penitenziale sembra sortire i suoi frutti, ci sentiamo uniti in questa esperienza di fede, ritrovandoci a cenare all’hotel Christ-roi, dove ci trattano proprio da re.Secondo giorno: la testimonianza. Si sale sul colle della via crucis, piove, c’è molta partecipazione, le difficoltà uniscono spesso in un modo impareggiabile. Le varie stazioni commentate rapidamente ma efficacemente dai sacerdoti presenti, mons. Danilo, don Francesco di Asciano, don Roberto del CEP, don Paolo Paoletti, don Ernesto della diocesi di S. Miniato, Mons. Lucchesini, che ha fatto la riflessione finale sulla resurrezione, dal diacono Amedeo, e da vari laici delle parrocchie, si succedono in successione, ma ogni parola detta è pesata e ascoltata, poiché non c’è bisogno di dire molte parole per arrivare al cuore delle persone. Infatti bastarono queste poche parole a rovesciare la situazione: que soy era Immaculada Councepciou, io sono l’Immacolata Concezione, riferite in un dialetto franco-spagnolo dei Pirenei, detto patois, la lingua parlata dalla giovinetta che riportava le parole esatte di Aqueró, Quella là. il Parroco, che l’aveva osteggiata per i motivi già riportati, ovvero di non creare uno scandalo dannoso per la Chiesa, di fronte ai sogni razionalisti dei benpensanti dell’epoca, cambiò improvvisamente atteggiamento, cominciò a prenderla sul serio. Iniziò allora, così almeno mi piace pensare, quell’effetto valanga che ha portato a questi risultati, Lourdes da oscuro villaggio, diventava l’epicentro di tutta una serie di apparizioni della Madonna, seguenti ma anche precedenti quella di Bernadette, che ha investito il mondo intero, e che rappresentano dal vivo la forza della testimonianza.L’urgenza della testimonianza compare anche, con forza, nelle parole di Don Gianfranco Gazzotti, della diocesi Di Reggio Emilia, che presiede la messa di tutti i pellegrini presenti a Lourdes, organizzati dal gruppo Brevivet, Cristo chiama la sua Chiesa ad essere Lumen Gentium, ed i suoi discepoli, noi cristiani, ad essere luce del mondo, in un mondo in cui l’oscurità sembra, alle volte, prevalere. Come una festa di luce, di suoni, di parole in molteplici lingue, quasi una Babele ma finalmente pacificata, è il rosario itinerante aux flambeaux della notte. Suoni e luci di una umanità che ritrova in questo luogo la forza di testimoniare la Vergine Santa, umile e paziente servitrice del suo stesso Figlio, egli la vera luce del mondo. Soprattutto, però, a Lourdes è Bernadette stessa che testimonia con la sua vita la forza delle apparizioni di Maria, una vita dolorosa, non sempre facile; di fronte a innumerevoli incomprensioni, si percepisce che solo Maria avrebbe potuto sostenerla nel corso di tutte le difficoltà e che quelle apparizioni non potevano essere solo suggestioni, come non lo è il suo corpo, riesumato intatto, dopo tanti anni di sepoltura, e conservato a Nevers. Terzo giorno: la gioia. C’è il dolore e la sofferenza ma c’è anche, ed in misura maggiore, la gioia. Siamo alla grotta, quella delle apparizioni, prima hanno officiato gli ucraini, greco-cattolici, molti canti, molta partecipazione, adesso sta a noi con sua eccellenza Vasco Bertelli, vescovo emerito di Volterra. Esuberante, vivace, più che invecchiare sembra ringiovanire, ringiovanisce verso quel passaggio alla vita nuova, solitamente chiamato morte. Noi siamo nati per la gioia, non per il dolore, questa è l’essenza della buona novella, del vangelo, le sofferenze del momento diventano il credito della gioia futura. Questa, infatti, fu promessa a Bernadette dalla Vergine Santa, dolore nella vita presente , gioia in quella futura, e la promessa è stata mantenuta.La grotta, ci dicono, assume tanti significati, è altamente simbolica, ci dà da pensare. Dischiude il segreto di un mistero tenebroso, ma anche rappresenta il caldo tepore del grembo materno, quello da cui noi tutti proveniamo. Maria è rappresentata spesso, nelle icone dell’oriente cristiano, dentro una cavità, dentro una grotta, come se la terra stessa si fosse spalancata per poterla generare e partorire, immacolata. Quale poteva, allora, essere il contenuto delle apparizioni se non Maria stessa, colei che è stata concepita senza peccato, e che si manifestava entro una cavità della più ampia grotta? Dalla grotta sgorgò una sorgente d’acqua, altro simbolo tipicamente femminile, l’acqua che dà la vita, che la mantiene, che le risulta così strettamente necessaria. Ricapitolando: l’Immacolata concezione, la grotta, la cavità e la sorgente d’acqua, tutti simboli che si riuniscono proprio nella Vergine Maria, come poteva una giovinetta di uno sperduto paesino di campagna concepire tutto questo, quando non se ne parlava ancora apertamente, poiché alcune erano cose di là da venire, altre non certo pubblicizzate? Bernadette ci stupisce, come ci stupirebbe il fatto che una donna è stata la Madre di Dio, come ci stupirebbe Dio stesso che si fa carne, se non fossimo troppo addormentati dalle formule che ci hanno quasi ipnotizzati, ecco che, allora, percepiamo uno dei significati di quelle apparizioni, risvegliare i sensi sopiti, dare la scossa all’effetto soporifero delle litanie ripetute con disattenzione, ed ascoltate con disinteresse. Lo stesso disinteresse che ha suscitato, in gran parte, la catechesi di mons. Danilo: tanto quelle cose le abbiamo già sentite, ed abbiamo cose più interessanti da fare, dobbiamo allora scandalizzarci se i ragazzi non seguono più il catechismo, o solo per obbligo, svogliatamente? Non fanno che imitare gli adulti.Bernadette era invece molto interessata a ritornare a Lourdes, dopo il soggiorno a Bartrès, lei voleva fare la comunione, l’età avanzava e l’incontro col corpo eucaristico tardava, e siccome l’interesse era buono ottenne ambedue le cose, la presenza sostanziale di Cristo ma prima ancora la presenza reale della Madonna. Ho assistito nel pomeriggio all’adorazione eucaristica, svolta al posto della consueta processione, sono rimasto colpito dalla partecipazione, a Lourdes si viene solo se veramente e spontaneamente interessati, non per un obbligo esteriore, non si viene per soddisfare un comando, quanto piuttosto per rispettare un’esigenza. Anche i malati, i sofferenti, vivono quella tranquilla partecipazione che li porta più alla speranza, che al desiderio, seppure legittimo, della guarigione, anche loro testimoniano di una salvezza ulteriore che attendiamo, tutti, con fiducia.Quarto giorno: il servizio. Complice il Vangelo, le omelie ci esortano a ricercare la grandezza nel servire, piuttosto che nei posti di privilegio, insegnamento valido soprattutto per i cristiani. Ultimo giorno, si parte. Anche Bernadette partì da Lourdes, entrò nella vita consacrata ed approdò a Nevers, e non fu una passeggiata, ovvero la santità non si conquista facilmente. La sua santità poi ha avuto dei mezzi poveri per manifestarsi, lei è vissuta pienamente nel suo tempo, sotto l’azione ancora dell’onda tridentina, e troppo presto per un vaticano secondo, e tuttavia lei ha sorpassato il giuridismo e il volontarismo del suo tempo, accettandolo, senza rifiutarlo. Eppure noi tutti ne lodiamo la semplicità, talvolta l’arguzia, ma sempre l’innocenza. La sua santità ci appare piccola rispetto a tanti altri, ma, proprio per questo, ancora più grande: se non diventerete piccoli come questi bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Lei ci indica una via da percorrere, non è facile, se continuiamo a girarle le spalle, ma diventa leggera, se ci affidiamo a Cristo.Il viaggio è finito, noi torniamo a casa in perfetto orario e con una speranza in più, che ciò che ci è stato donato in questi giorni, lo possiamo trasmettere adeguatamente a chi ci seguirà. Ero andato a Lourdes per cercare Bernadette, ed è stata lei che alla fine mi ha trovato, che mi ha consegnato e richiesto di accettare il suo segreto, quel segreto che conosciamo tutti, ovvero di sapere accettare la vita che ci è stata data in sorte, di viverla nel servizio secondo le nostre capacità, di affidarci a Maria nelle angustie. Ma non sono tre cose diverse, è una sola, ovvero la vita in Cristo.