(ASCA) – Di fronte agli abusi su minori da parte dei preti l’inerzia e la cultura del silenzio non sono una risposta adeguata da parte della Chiesa, che deve essere fondata invece sulla educazione da una parte e sul rispetto dell’esigenza di giustizia dall’altra: così mons. Charles Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione per la dottrina della fede, alla presentazione questa mattina del simposio Verso la guarigione e il rinnovamento, organizzato dalla Pontificia Università Gregoriana insieme ad alcuni dicasteri della Santa Sede per mettere a punto una risposta efficace e globale della Chiesa alla crisi degli abusi. Per mons. Scicluna, non si può distinguere tra la protezione dei minori e il bene comune della Chiesa e della comunità cristiana. Una risposta adeguata, ha spiegato, richiede vicinanza, ascolto e assistenza alle vittime, e educare la comunità ecclesiale a cominciare dal clero ma anche della base, in modo che impari a riconoscere i segni dell’abuso. Il bene comune della Chiesa, ha aggiunto, passa anche dalla difesa della innocenza dei bambini e dalla creazione di un ambiente in cui i giovani possano avere una maturazione sessuale sana perché una delle conseguenze più tragiche degli abusi e che portano a una maturazione non sana provocando traumi che durano tutta la vita.L’indicazione della Santa Sede ai vescovi di tutto il mondo è quella di seguire la legge locale di fronte ai casi di pedofilia che si verificano all’interno della Chiesa. Un’istruzione già contenuta nella Lettera circolare inviata dalla Congregazione vaticana per la dottrina della fede alle conferenze episcopali e ribadita oggi da mons. Charles Scicluna, con la precisazione che il rispetto delle leggi include comprende anche quello di seguire gli sviluppi della giurisprudenza. Mons. Scicluna ha risposto oggi alle domande dei giornalisti alla presentazione del simposio. Alla domanda se i vescovi italiani abbiano o meno l’obbligo di denunciare al magistrato crimini di pedofilia di cui vengano a conoscenza, visto che in un caso recente la giurisprudenza ha difeso uno psicologo che aveva denunciato i rischi che un suo paziente abusasse di bambini, anche violando il segreto professionale, il ‘pubblico ministerò vaticano per i casi di abuso ha risposto che la Conferenza episcopale italiana ha una equipe di grandi giuristi per seguire gli sviluppi della giurisprudenza. I vescovi, per mons. Scicluna, hanno se non lo obbligo normativo di certo la responsabilità morale di seguire le pratiche migliori in campo di protezione dei bambini, anche al di là delle leggi locali. Negli ultimi tempi ho notato una grande consapevolezza nell’episcopato italiano e una grande e fortunata volontà di dare una risposta adeguata ai casi di pedofilia nella Chiesa, e questo è per me un motivo di consolazione, ha detto ancora mons. Charles Scicluna. I vescovi in tutto il mondo – ha aggiunto al termine della conferenza – sono di tanti colori, ma credo che sia ormai alle nostre spalle il tempo della sottovalutazione di questo problema. Il presule maltese ha ricordato anche che nella recente lettera circolare della Congregazione per la Dottrina della Fede alle Conferenze Episcopali, è contenuto l’invito a sviluppare linee guida per rispondere alla crisi e si annuncia che vi sarà una verifica su questi adempimento (con eventuale revisione e conguaglio) dopo la data di scadenza maggio 2012. Il nostro compito in questo processo di adeguamento sarà quello di controllare che le linee guida corrispondano ai criteri indicati nella lettera circolare.