Vita Chiesa
Pedofilia: Belgio, in 4 anni la denuncia di mille vittime e 4 milioni di euro per il risarcimento
Il Rapporto parla di 418 segnalazioni provenienti dai centri istituiti dalla Chiesa («points de contact») e di 628 casi segnalati al Centro di arbitrato creato su richiesta della Commissione parlamentare per il trattamento delle denunce di abusi sessuali. I casi pertanto denunciati giungono a un totale di 1.046.
Sono anni che la Chiesa belga sta cercando di affrontare con verità e trasparenza storie di abuso e violenza ai danni di minori avvenute all’interno delle sue parrocchie e delle congregazioni religiose. Dopo lo choc iniziale – ha detto Keirse in conferenza stampa – i vescovi e i superiori religiosi hanno preso diverse iniziative per accogliere le persone vittime in passato di abusi sessuali nell’ambito di una relazione pastorale. Sono stati creati dieci «punti di contatto» (uno per ogni diocesi e due per le congregazioni religiose) ai quali le vittime possono rivolgersi. Si è anche chiesto pubblicamente e più volte alle vittime di fatti prescritti dalla legge, di farsi avanti. Inoltre, su richiesta di una Commissione parlamentare (istituita dal Parlamento per far fronte al dossier abusi sessuali) è stato costituito un «Centro di arbitrato» al quale può rivolgersi chi non ha più fiducia nelle strutture della Chiesa.
Dal Rapporto emerge che l’80% dei casi contestati ha avuto luogo più di 30 anni fa. L’89% delle vittime aveva meno di 18 anni al tempo dell’abuso subito e il 23% meno di 10 anni. Il 71% delle vittime era di sesso maschile e il 29% erano bambine. Gli abusi sono stati commessi per il 95% da uomini ma ci sono anche un 5% di casi di abuso commesso da donne. La compensazione finanziaria è stata complessivamente di 3,9 milioni di euro che sono stati dati alle vittime tramite la Fondazione «Dignity» creata dai vescovi belgi per compensare le vittime dei preti pedofili.
«Il nostro obiettivo ora è aiutare le persone che hanno sofferto e sono state ferite». Le vittime, dunque, al centro di tutti i processi di giustizia e riconciliazione. Lo ha assicurato monsignor Guy Harpigny, vescovo di Tournai, che insieme a monsignor Johan Bonny, vescovo di Anversa, hanno presentato a Bruxelles il Rapporto ai giornalisti. Monsignor Harpigny assicura la «piena collaborazione con le forze dell’ordine» in linea anche con quanto ribadito ultimamente dal presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, cardinale Sean O’Malley, circa «la responsabilità morale ed etica di denunciare gli abusi presunti alle autorità civili che hanno il compito di proteggere la nostra società».
«C’è stato un primo momento di sorpresa – racconta il vescovo Harpigny – per il numero di casi e il numero dei preti e religiosi coinvolti». Ed aggiunge: «Nonostante il lavoro che si sta facendo, sono convinto che ci sono altre vittime che non hanno ancora avuto il coraggio di parlare e denunciare. Per questo dico che dobbiamo essere molto attenti ad accogliere le persone che faticano a manifestarsi. La denuncia è un processo molto duro per le vittime perché bisogna raccontare a persone estranee quello che hanno sofferto e ripercorrere un tratto di vita estremamente doloroso. Il loro desiderio è solo quello di essere ascoltati. Molti in Belgio hanno perso fiducia nella Chiesa. Ma non è questa la nostra prima preoccupazione. Il nostro scopo ora è aiutare le vittime e venire incontro al loro dolore».
Manu Keirse, presidente della Commissione inter diocesana per la protezione dei bambini e dei giovani, ammette: «Siamo perfettamente consapevoli che non possiamo cambiare il passato. Possiamo però almeno cercare di offrire oggi ciò che è mancato in passato: umanità e solidarietà. Si tratta di un tentativo sincero di trasformare l’ingiustizia vissuta il passato in un diritto per il futuro».