Lettere in redazione
Pdl, valori cristiani e le uscite di Fini
Il Popolo della libertà è fatto. Un solo dubbio: che c’azzecca il laicista Fini con i valori fondativi del neonato partito italiano? Nei tre giorni «costituenti», i relatori hanno più volte ribadito che il nuovo soggetto politico fonderà le sue radici sui cosiddetti principi non negoziabili. Peccato che Fini abbia manifestato in più circostanze, propositi di tutt’altra tendenza. Sulla fecondazione assistita, sul testamento biologico, sull’eutanasia, sul caso Englaro, sull’aborto, sul diritto di voto agli immigrati e sulla Chiesa, Fini ha espresso opinioni del tutto simili alla sinistra. A conferma della sua deriva laicista ed anticlericale, basti pensare al «meno male che Fini c’è», proferito dall’icona dell’ateismo italiano Eugenio Scalfari. Ma può avere prospettive di crescita un partito che, a parole si ispira ai valori laici e cattolici, ma che di fatto verrà guidato da un leader che arride alle ideologie paganeggianti della sinistra italiana e europea?
E’ da tempo che Gianfranco Fini si smarca dalle posizioni del centrodestra e in particolare di An, forse pensando di guadagnarsi così il «via libera» del centrosinistra alla sua salita al Quirinale. L’uscita sul rischio di stato etico a proposito del disegno di legge sul testamento biologico, già approvato dal Senato, è stata una «scivolata», visto anche il ruolo che ricopre. Ma sulla sentenza della Consulta sulla legge 40 ha superato se stesso, rimangiandosi quanto aveva scritto il 2 febbraio 1999 sul «Corriere della Sera», quando si era espresso contro la fecondazione eterologa e per la tutela degli embrioni, auspicando che «l’anarchia normativa» in materia di fecondazione assistita venisse colmata da «una regolamentazione seria».