Lettere in redazione
Pavarotti, funerali un po’ «stonati»
Di fronte a decisioni così diverse è opportuno riflettere sul significato profondo delle esequie cristiane che si è molto attenuato nel sentire comune. Il vescovo di Modena, mons. Cocchi lo ha richiamato con chiarezza nella sua omelia «Non sono l’esaltazione del defunto, non sono una specie di beatificazione. È la Chiesa che, con il Battesimo, ci ha accolti un giorno come fa una madre con il figlio, accompagna nell’ultimo viaggio ogni cristiano che non rifiuti esplicitamente i riti sacri. E la comunità cristiana raccolta in preghiera si rivolge a Dio per chiedergli di accogliere con la sua misericordia chi ha concluso il cammino terreno e si presenta davanti a lui». In quest’ottica non è quindi in discussione il funerale religioso a Pavarotti di cui sono sempre parole del Vescovo «era nota la fede mai rinnegata o nascosta e la profonda umanità che lo ha portato ad iniziative di grande valore sociale». Ha lasciato invece perplessi la solennità del rito, forse inevitabile data la notorietà di Pavarotti, e soprattutto non aver fatto cenno nell’omelia alla sua situazione familiare, evidenziata dalla presenta un po’ imbarazzante, delle due mogli. Non certo per polemizzare o giudicare, ma per far verità e presentare alla misericordia di Dio e alla riflessione dei fedeli anche quest’aspetto non certo marginale per la Chiesa.
Ma al di là della singola vicenda credo sia importante riportare le esequie cristiane, che spesso tendono a diventare cerimonia o spettacolo con tanto di applausi, a quella sobrietà che si fa silenzio pensoso e orante perché di fronte alla morte, anche se illuminata dalla fede, «l’enigma della condizione umana tocca come ci ricorda la Gaudium et Spes il suo vertice».
Il testo integrale dell’omelia di mons. Cocchi (dal sito della Diocesi di Modena)