Non meno di 80 università , musei e specialisti volontari statunitensi, indignati per lo scempio del patrimonio artistico iracheno e per il fatto che il governo di Washington non lo abbia impedito, sta già lavorando alla costruzione di un grande archivio elettronico di immagini, facilmente consultabile, in cui sia almeno possibile vedere le decine di miglia di oggetti preziosi saccheggiati nel Museo di Baghdad lasciato completamente indifeso al momento della caduta della città. Soprattutto storici e archeologi del progetto Lost Iraqi Heritage (patrimonio iracheno perduto) ricordano che le forze militari statunitensi si erano impegnate a difendere nusei e siti archeologici iracheni antichi di sei-settemila anni e che poi, non avendolo fatto, hanno tentato di sminuire le loro responsabilità e la portata degli eventi. Coordinato da docenti dell’Università di Chicago, il gruppo di lavoro include l’Archeological Institute of America, il campus di Berkeley dell’Università di California e l’Università del Michigan. Il database’ di immagini, una volta realizzato, dovrebbe rivelarsi utile non solo per gli studiosi e gli appassionati ma anche per i commercianti d’arte, i responsabili dei servizi doganali e tutte le forze dell’ordine impegnate nella ricerca e nell’intercettazione degli inestimabili materiali sottratti al patrimonio artistico e culturale dell’Iraq durante la guerra. Si tratta di perdite senza precedenti nella storia della cultura: Provate a immaginare che il David di Michelangelo, la Mona Lisa, i dipinti del Botticelli e di tutti i principali impressionisti si trovasserro in un unico museo e fossero stati rubati ha detto Clemes Reichel dell’Istituto Orientale dell’Università di Chicago, nel tentativo di rendere l’idea. Realizzato per fasi successive, il progetto statunitense, secondo Nicholas Kouchoukos, docente di antropologia a Chicago e responsabile tenico dell’iniziativa, presenterà sulle prime immagini di materiali saccheggiati nel museo, allo scopo di far capire l’importanza delle perdite e successivamente diverrà se non altro un catalogo del disastro ma forse anche uno strumento per ottenere recuperi e restituzioni. Una delegazione di esperti americani si recherà a Baghdad verso il 10 maggio allo scopo di accordarsi con esponenti locali sulle più rilevanti modalità di realizzazione del progetto. Un altro piccolo segno di quel che si comincia a fare per il futuro della cultura irachena è venuto ieri anche dall’incontro di una cinquantina di scrittori e artisti riuniti a Baghdad per discutere del dopo-Saddam e del presumibile clima di maggiore libertà intellettuale.Pietro Mariano Benni-Misna