Italia

Pastorale sociale e del lavoro: prima di tutto la formazione

di Mauro BanchiniPer quanto riguarda la terra di Toscana, la Settimana Sociale di Bologna – 44ª della serie – riparte da uno spazio a suo modo simbolico: il Dopolavoro Ferroviario accanto alla stazione di Firenze. È qui, infatti, che si è svolto un primo incontro fra responsabili diocesani della Pastorale Sociale e delegati toscani al grande incontro dei cattolici italiani. Poco vale che la scelta del luogo sia stata determinata da ragioni del tutto contingenti e organizzative (il vescovo di Prato, mons. Gastone Simoni, avrebbe dovuto partire di lì a poco… proprio con il treno): il fatto di ritrovarsi in un luogo vitale di partenze, arrivi, confusione, incontri, scambi può avere una sua fin troppo evidente simbologia.

All’ordine del giorno – come ha spiegato don Milesi – una prima verifica circa le riprese locali e regionali rispetto ai temi di una «settimana» che è stata concordemente aggettivata come «bella». E dalle diverse diocesi non sono mancate segnalazioni su quanto si è iniziato a fare: gruppi di lavoro, incontri con le classi politiche locali, ipotesi per scuole di formazione alla politica, documenti sulla dottrina sociale, incontri con le associazioni. Centrale su tutti l’ambito della formazione.

Ma il confronto si è subito spostato su cosa fare di concreto nel livello territoriale più complesso, quello regionale. Se una risposta pare immediata (la necessità di comunicare meglio, a tutti gli altri, ciò che si muove sui territori delle singole diocesi. E in questo ambito, da più parti, è stata ricordata l’importanza strategica proprio del settimanale regionale), non sono mancati spunti e suggerimenti sul piano dei contenuti. «È necessario darsi strumenti operativi e camminare sulla strada della concretezza».

Una fra le modalità più citate di tale concretezza ha riguardato una ripresa, e una rilettura, del «forum» fra i cattolici toscani impegnati nella politica e nella società. In passato, questo strumento ha fornito buona prova, riuscendo a intercettare il forte bisogno (nell’epoca delle diverse «appartenenze») di un terreno comune ancorato a ciò che unisce sul serio: la fede nel Dio che si è fatto uomo. L’attualità politica e istituzionale, anche in Toscana, non farebbe certo mancare tematiche concrete per riprendere un sereno e serio confronto. Ciò che risulta comunque evidente è la duplice necessità di «sfuggire alle tentazioni dell’episodico» per «entrare nella società reale» in modo da «collegare i valori con gli interessi».

Tornando ai contenuti della settimana di Bologna, e in attesa del documento conclusivo, nella sala del Dopolavoro Ferroviario di Firenze è stato ripetuto come la questione vera sia quella di «far passare» nelle comunità di base, fra la gente comune, i temi che hanno formato oggetto di confronto alla 44ma Settimana Sociale. Fra le occasioni di incontro, qualcuno ha sottolineato il valore concreto che assumerebbe una iniziativa forte per ricordare – in Toscana – la testimonianza dei «martiri cristiani» ovunque e da chiunque perseguitati in qualunque parte del mondo. E a proposito di un tema che nelle passate settimane si è conquistato una sua centralità – la vera o presunta emarginazione del cattolicesimo – è stato anche posto un quesito preliminare, riferendolo anche al fresco di stampa «Compendio» sulla dottrina sociale della Chiesa. Il rischio di essere emarginati, detto in parole povere, può perfino essere reale; ma attenzione a evitare l’altro rischio: quello di essere noi stessi a non avere nulla da dire a un mondo che, invece, ha bisogno delle nostre parole. Attenzione a noi stessi quando ci limitiamo a trasformarci in semplici ripetitori di formule stereotipate mentre, al contrario, ciò che ci accade intorno è la migliore riprova di quanto siano necessarie le nostre parole. Le nostre azioni. E, perché no, anche le nostre testimonianze.

Speciale 44ª Settimana sociale

«Compendio», tutto quello che la Chiesa ha da dire sull’uomo