Italia

Passaleva: «Lascio la politica, torno alla medicina»

di Simone PitossiCamicia celeste sportiva, pantaloni jeans, scarpe da tennis Superga bianche. È un Passaleva molto «casual» quello che ci accoglie al primo piano di Palazzo Bastogi a Firenze, sede della Giunta regionale. Sono i suoi ultimi giorni nella stanza di vice presidente della Regione. Proprio mentre parliamo con lui, Martini sta ultimando – non senza problemi – la composizione della «squadra» da presentare al nuovo Consiglio regionale. Angelo Passaleva, dopo 20 anni di impegno politico – prima nel Comune di Firenze come consigliere, poi in Regione come consigliere, presidente del Consiglio regionale e infine assessore e vice presidente della Giunta –, sta invece scendendo le scale del «palazzo». Con il suo consueto «stile»: senza veleni, quasi sotto voce. Nella stanza del suo capo della segreteria gli scaffali sono vuoti, le scrivanie pulite. Sulle pareti ormai spoglie – dove rimangono impresse le ombre delle cornici dei quadri – solo un crocifisso. Per terra, tre scatoloni pronti per essere portati via.

Professore, il suo impegno nel campo politico inizia nel 1985. Come si passa dalla sua professione, il medico, alla politica?

«Il passaggio fu molto graduale e non avvenne per mia scelta. A convicermi fu una pressione molto forte della Democrazia cristiana e dell’allora segretario regionale Beppe Matulli il quale, con insistenza, mi chiese di candidarmi al Comune di Firenze. Nella mia preparazione remota c’erano molti studi sulla sociologia cattolica fin dai tempi del Centro cattolico di studi sociali, fondato da padre Santilli, di cui sono stato anche presidente. All’inizio ero molto preoccupato: mi fu chiesto cosa avrei fatto se fossi stato eletto. Risposi: andrò in Duomo a pregare».

C’è un personaggio politico o un’altra persona alla quale si sia ispirato?

«La risposta per uno che abita a Firenze da una vita non può essere altro che una: Giorgio La Pira. L’ho conosciuto, non ho fatto parte del suo gruppo perché ero molto timido. Ma è sempre stato un riferimento, non tanto come politico ma quanto come uomo coerente ai valori della fede. È stato un modello a cui tendere, sapendo di essere lontano “mille miglia” dalla sua statura morale e politica. Altri riferimenti sono stati, in campi diversi, don Primo Mazzolari e Alcide De Gasperi. Io ho inteso il mio impegno politico sempre come servizio alla comunità».

Venti anni di impegno politico a vario titolo: all’opposizione e al governo, come consigliere e come assessore. Dal suo speciale punto di osservazione come è cambiata la politica in questi anni?

«In questo arco di tempo ho avuto la sensazione che la politica abbia avuto un calo di qualità. Più che essere intesa come servizio alla cittadinanza si è progressivamente trasformata in una modalità di gestione del potere. C’è stato uno scadimento, sia di stile che di riferimenti valoriali. Tutto ciò nella complessità della situazione contemporanea. La politica da un lato è specchio della società, dall’altro dovrebbe avere una funzione di tipo formativo. Questo secondo aspetto si è perso e la politica è diventata soprattutto immagine senza sostanza».

Di questi ultimi cinque anni da assessore alle politiche sociali di cosa va orgoglioso?

«Ci sono alcuni provvedimenti e iniziative che mi hanno dato soddisfazione. Il primo è nel campo del contrasto alla povertà a livello europeo. Da una mia idea è nata “Retis”, la rete europea che sta portando avanti un ottimo lavoro nel campo della lotta alla povertà. In secondo luogo, penso allo sviluppo che abbiamo dato alle “carte di cittadinanza”: ovvero le politiche sociali che partono dal basso sia nella fase di individuazione dei bisogni del territorio sia nella fase di programmazione degli interventi. È un modo di fare politica partendo dal basso recepito dalla nuova legge regionale sulle politiche sociali».

L’ultima cosa che ha fatto da assessore e vice presidente?

«Il 17 aprile scorso ho inaugurato a Panzano in Chianti una struttura destinata a disabili che hanno problemi mentali e motori. Mi ha soddisfatto vedere che le risorse pubbliche vengono utilizzate bene. E soprattutto che questa bella villa rinascimentale non è stata venduta a stranieri ma è stata destinata ai più sfortunati».

C’è qualcosa che non è riuscito a realizzare?

«La riscrittura delle legge sull’immigrazione, la nuova legge sul servizio civile in Toscana (ferma in Consiglio) e la “leggina” per istituire l’agenzia per i servizi per i non vedenti».

Punti di contrasto con Martini e con la Giunta ci sono stati?

«Non molti. Avrei preferito una legge più coerente e diversa sul tema delle discrimazioni sessuali. Nello Statuto avrei preferito una maggiore distinzione tra il valore della famiglia fondata sul matrimonio e le altre convivenze. Ma la sintesi raggiunta nel testo è accettabile».

Professore, come si torna alla “vita normale” dopo 20 anni di politica?

«La politica non deve essere un mestiere. Così riprenderò il mio impegno nella professione medica. Proprio in questi giorni sarò a Roma dove verrò eletto presidente della Società italiana di allergologia. Poi seguirò, per un po’ di tempo, il progetto “Retis”. E infine dedicherò maggior tempo al Movimento per la Vita, alla famiglia, ai nipoti, ai figli. E anche ai miei hobby: la bicicletta, l’orticultura e la montagna».

La schedaNato a Torino il 12 giugno 1933, residente a Firenze (Settignano), laureato in medicina. È stato professore presso la facoltà di Medicina dell’Università di Firenze (attualmente in pensione). Consigliere comunale in Palazzo Vecchio (per la Dc) dal 1985 al 1990. Nei cinque anni successivi, consigliere regionale (Dc poi Ppi). Rieletto in Consiglio regionale nel 1995 con il Ppi, è stato fino al maggio 2000 presidente dell’assemblea consiliare. Capolista Ppi nella circoscrizione provinciale di Firenze, nell’aprile 2000 è rieletto in Consiglio Regionale. È vicepresidente della Giunta con delega alle Politiche Sociali, riforme istituzionali, rapporti con gli enti locali, coordinamento interventi famiglia e gioventù, interventi su dipendenze e handicap. È stato fra i promotori (2001) della «Rete Europea per l’Inclusione Sociale» (Retis) della quale attualmente è coordinatore. È presidente fiorentino del Movimento per la Vita.