Vita Chiesa

Pasqua, un’occasione per uscire dal buio

di Augusto Paolo Lojudice*«Questo nostro tempo di miseria e di lacrime viene simboleggiato dai quaranta giorni prima della Pasqua; il tempo che seguirà, tempo di letizia, di pace, di felicità, di vita eterna, di regno senza fine è simboleggiato invece dai giorni pasquali in cui noi eleviamo lodi a Dio» (S.Agostino, Discorsi, n. 254, 4-5). Ancora una Pasqua, ancora un’occasione per ripartire, per «rinascere». Sì, perché la Pasqua segna la vita, la speranza, la «rinascita», la possibilità di guardare e andare avanti nonostante le evidenze grigie, fosche di un contemporaneo che ci impedisce di avere grandi prospettive, che ci rinchiude in tristi e corti orizzonti. La fede pasquale del cristiano è «oltre», è guardare più su, è guardarsi intorno, è accorgersi di chi hai vicino e fartene carico. «Il primo giorno della settimana» è quello in cui è stato dato al mondo l’annuncio della risurrezione. È diventato il segno della speranza del mondo, l’inizio di una nuova e definitiva creazione, l’inizio di una nuova settimana, quella eterna, che non conosce tramonto. È diventato il simbolo di vita immortale, di vittoria sicura e totale, di gioia inestinguibile, è diventato «domenica», giorno del Signore. «La domenica ci chiama ad assaporare la bellezza di Dio, ad alleggerirci dei nostri fardelli e così finalmente benedire la vita. La domenica ci fa scoprire la melodia di fondo che sorregge l’impianto della vita e ci invita a intonarci a essa. Ci fa parlare bene di noi stessi, dell’altro e della nostra vita. Crea in noi come una sensibilità positiva e un circolo virtuoso, che sono per noi come premessa di una vita riuscita» (Benedetto XVI).«Quando era ancora buio…». Era buio fuori, ma soprattutto era buio dentro il cuore di Maria Maddalena. Non si rassegna al distacco dal Maestro. Maria Maddalena piange al sepolcro perché Lui non c’è più: «Perché piangi? Chi cerchi?». Riesce a dire qualche parola: «dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Poi sente pronunciare il suo nome: «Maria!», una parola che la ricolma di consolazione e le apre gli occhi. Quante volte le cose che abbiamo sotto gli occhi non riusciamo a riconoscerle, perché siamo chiusi nel nostro pensiero. Gesù non la rimprovera, ma in modo delicatissimo la interpella, entra nel dolore che vive a partire dalla sua situazione confusa: l’agire di Gesù è un modello stupendo di consolazione che, passando sopra a tutti i difetti, coglie il meglio della persona. «Facciamo risuscitare Gesù, il Vivente, dai sepolcri in cui lo abbiamo rinchiuso; liberiamolo dalle formalità in cui spesso lo abbiamo imprigionato. Portiamolo nella vita di tutti i giorni: con gesti di pace in questo tempo segnato dagli orrori della guerra; con opere di riconciliazione nelle relazioni spezzate e di compassione verso chi è nel bisogno; con azioni di giustizia in mezzo alle disuguaglianze e di verità in mezzo alle menzogne. E, soprattutto, con opere di amore e di fraternità» (papa Francesco).Riuscirà questa Pasqua a vincere la guerra? Non stanchiamoci di continuare a chiedere a Dio la pace. Abbiamo vinto il Covid, ma quello veniva da fuori: la guerra ancora non riusciamo a vincerla, perché viene da dentro. Gesù dice che il male viene dal cuore dell’essere umano, non da ciò che è fuori. La guerra sarà sempre e soltanto «inutile strage». La guerra – ogni guerra – sempre approderà sulle rive di un mare avvelenato dove «tutto è perduto». «Se resta sigillato il Sepolcro, come può respirare il cuore? Un pesco che fiorisce è la primavera; ma se non fiorisce il cuore, se non si allarga, se non cessa di odiare, la primavera non è più primavera, perché non c’è primavera se il cuore non fa Pasqua con l’Uomo. Riuscirà quest’anno la Pasqua a far primavera nel cuore dell’Uomo?» (don Primo Mazzolari).Forse è su questa speranza che cristiani e non cristiani possono ancora oggi ritrovarsi per «sentirsi un’altra volta», per confrontarsi in nome di quel desiderio di amore più forte della morte che abita, da sempre, il cuore di ciascuno.Buona Pasqua.*Cardinale, arcivescovo di Siena Colle Val d’Elsa Montalcino e vescovo di Montepulciano Chiusi Pienza