Vita Chiesa
Pasqua, messaggio del vescovo Stefano Manetti alla diocesi di Fiesole: rinnovare il nostro «sì» di battezzati
Saluto con affetto la Chiesa fiesolana, che ho cominciato a conoscere e a servire nove mesi fa, insieme a tutti gli abitanti del territorio diocesano: la pace del Risorto sia con tutti voi! L’inizio del mio ministero fra voi ha coinciso con l’esperienza già avviata del cammino sinodale, caratterizzato, nella sua prima fase, dall’esercizio dell’ascolto.
Si è creata subito, così, una sintonia fra di noi in quanto anche io mi sono messo in ascolto della Chiesa che mi è stata affidata, per accoglierla in me ed amarla. Sto infatti scoprendo giorno per giorno le sue fattezze, la bellezza della sua fede, attiva e concreta, la particolare sensibilità per le cose dello spirito, la carità operosa, come anche le criticità su cui bisogna lavorare per continuare a crescere.
Siamo, adesso, giunti insieme al momento in cui la liturgia della Pasqua ci chiede di rinnovare il nostro «sì» di battezzati, cioè la nostra adesione a Cristo Signore e la nostra gioia di essere Chiesa, pronunciando le promesse battesimali nel cuore della Veglia pasquale. E sulla base di questo momento centrale della vita cristiana desidero formulare i miei auguri a tutti voi: che il vostro «sì» al Signore e alla Chiesa vi faccia partecipi di tutta la ricchezza che esso porta in sé.
Esso esprime, infatti, la vostra fede nell’Amore diventato visibile in Gesù e sperimentato da voi nella vostra vita al punto che ciascuno può dire con l’apostolo Paolo: Cristo mi ha amato e ha dato sé stesso per me (Gal 2,20).
È anche segno del vostro essere membra dell’unico Corpo il cui Capo è il Signore, membra che si tengono unite mediante la forza della carità fraterna, fatta di servizio, comprensione, capacità di perdono.
È, infine, riconoscimento della dignità di ogni essere umano che non può in alcuno modo essere ridotto a merce che si acquista o a «cosa» totalmente a nostra disposizione, né è consentito alcuno, nei suoi confronti, di farsi sordo e di abbandonarlo quando grida la sua disperazione o di trattarlo come carne da macello.
Riconoscere nel Crocifisso, abbandonato e oltraggiato oltre misura dall’egoismo umano, il volto stesso di Dio, equivale a proclamare ad alta voce la sacralità insopprimibile di ogni persona e saper attingere proprio dalla Sua croce la forza di amare il prossimo.
Buona Pasqua a tutti.
Il vescovo Stefano