Sport

Partita interreligiosa: Papa a giocatori, «Allargate vostri cuori da fratelli a fratelli»

L’iniziativa è nata da un incontro, nell’aprile 2013, tra Papa Francesco e il giocatore argentino Zanetti. L’incasso sarà devoluto in beneficenza a due strutture educative giovanili (Scholas Occurrentes e Fondazione Pupi Onlus). Tra i presenti: Diego Armando Maradona, Alex Del Pietro, Javier Zanetti, Buffon, Pirlo, Shevchenki, Paolo Maldini, Cordoba, Nainggolan, Valderrana. «Allargate i vostri cori da fratelli a fratelli!», il saluto del Papa ai calciatori: «Questo – ha spiegato – è uno dei segreti della vita: allargare i cuori da fratelli a fratelli, e anche la dimensione più profonda e autentica dello sport».

No ad ogni discriminazione. «Possa l’incontro calcistico di questa sera ravvivare in quanti vi prenderanno parte la consapevolezza della necessità di impegnarsi perché lo sport contribuisca a recare un valido e fecondo apporto alla pacifica coesistenza di tutti i popoli, escludendo ogni discriminazione di razza, di lingua, e di religione». È l’auspicio espresso dal Papa durante l’incontro con i calciatori che questa sera giocheranno all’Olimpico. «Voi sapete che discriminare può essere sinonimo di disprezzare», ha detto il Papa: «La discriminazione è un disprezzo, e voi con questa partita di oggi, direte no a ogni discriminazione». Di qui il legame tra la fede e lo sport: «Le religioni, in particolare – ha spiegato Francesco – sono chiamate a farsi veicolo di pace e mai di odio, perché in nome di Dio bisogna portare sempre e solo l’amore». «Religione e sport, intesi in questo modo autentico – ha concluso il Pontefice – possono collaborare e offrire a tutta la società dei segni eloquenti di quella nuova era in cui i popoli non alzeranno più la spada l’uno contro l’altro», come auspica il profeta Isaia.

Dare il buon esempio, sia in campo che fuori. È importante dare un buon esempio sia in campo sia fuori dal campo. Questa la «consegna» affidata oggi dal Papa ai calciatori. «Tutti sappiamo che lo sport, in particolare il calcio – ha detto il Papa – è un fenomeno umano e sociale che ha tanta importanza e incidenza nel costume e nella mentalità contemporanea. La gente, specialmente i giovani, vi guarda con ammirazione per le vostre capacità atletiche: è importante dare un buon esempio sia in campo sia fuori dal campo». «Nelle gare sportive – ha proseguito Francesco scendendo nel dettaglio – siete chiamati a mostrare che lo sport è gioia di vivere, gioco, festa, e come tale deve essere valorizzato mediante il recupero della sua gratuità, della sua capacità di stringere vincoli di amicizia e l’apertura degli uni verso gli altri». Un impegno, quello affidato agli sportivi, da portare avanti non solo in campo ma fuori: «Anche con i vostri atteggiamenti quotidiani, carichi di fede e di spiritualità, di umanità e di altruismo – il suggerimento del Papa – potete rendere una testimonianza in favore degli ideali di pacifica convivenza civile e sociale, per l’edificazione di una civiltà fondata sull’amore, sulla solidarietà e sulla pace. E questa è la cultura dell’incontro: lavorare così».

«La lealtà, la condivisione, l’accoglienza, il dialogo, la fiducia nell’altro»: sono questi, per il Papa, «i valori universali che il calcio e lo sport in genere possono favorire». «Si tratta di valori che accomunano ogni persona a prescindere dalla razza, dalla cultura e dal credo religioso», ha precisato il Papa incontrando i protagonisti della partita interreligiosa per la pace. «L’evento sportivo di questa sera – ha proseguito Francesco – è un gesto altamente simbolico per far capire che è possibile costruire la cultura dell’incontro e un mondo di pace, dove credenti di religioni diverse, conservando la loro identità – perché quando ho detto ‘a prescindere’ questo non vuol dire ‘lasciare da parte’: no – credenti di religioni diverse, conservando la loro propria identità, possono convivere in armonia e nel reciproco rispetto». All’inizio del suo discorso, il Papa ha ringraziato i calciatori per aver «prontamente aderito al mio desiderio di vedere campioni e allenatori di vari Paesi e di diverse religioni confrontarsi in una gara sportiva, per testimoniare sentimenti di fraternità e di amicizia».