Lettere in redazione
Parrocchie, realtà da ripensare
Mi spiego: pensiamo che sia ancora valida la loro divisione geografica? Ci sono infatti parrocchie, come la mia per esempio, di poco più di mille persone vicinissima ad una parrocchia di circa 8 mila entrambe posizionate in cima a colli mentre la città si è sviluppata nella piana. Mi sembra invece importante stabilire concretamente il ruolo dei laici nella gestione della parrocchia, poiché, nonostante il Concilio, mi pare che non abbiano ancora un ruolo ben preciso, eccettuate parrocchie dove ci sono parroci aperti ed intelligenti che affidano ai laici incarichi importanti. Senza contare il ruolo delle donne che molto spesso hanno solo il compito di pulire le Chiese ed altri lavoretti del genere.
Cerco di spiegarmi meglio: Nella lettera pastorale al punto n. 9 l’Arcivescovo dice: «… Costruire momenti di incontro e di ascolto reciproco, di dialogo e di collaborazione». Dove e quando i fedeli hanno la possibilità di parlare e di ascoltarsi? Finita la Messa ed ascoltato l’omelia (più o meno azzeccata) ognuno se ne torna a casa sua, e dell’ascolto reciproco nemmeno l’ombra. E al punto n. 14 ricordando le parole di Benedetto XVI dice: «Non possiamo comunicare con il Signore se non comunichiamo fra noi». Quand’è il momento che comunichiamo fra noi? Dopo l’ascolto della Parola di Dio quando mai ci trasmettiamo l’un l’altro quello che il Signore ha ispirato nei nostri cuori per l’edificazione reciproca? Anche la preghiera dei fedeli che è proprio uno spazio previsto per i laici viene letta già scritta nei foglietti stampati senza nessuna personalizzazione.
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