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Parlamento Ue: Renzi, «Se l’Europa facesse un selfie…»

(Sir Europa - Strasburgo) - «Dobbiamo riscoprirci come la generazione-Telemaco. Non possiamo restare ad aspettare. Abbiamo il dovere di agire, di meritare l'eredità dei nostri padri, un'eredità che si conquista ogni giorno». Matteo Renzi, premier italiano, chiude così il suo intervento a braccio nell'emiciclo dell'Europarlamento.

Dinanzi agli eurodeputati spiega di aver consegnato agli atti il documento programmatico del semestre che entra nel dettaglio delle priorità da affrontare. Poi afferma: «Se oggi l’Europa facesse un selfie quale immagine verrebbe fuori? Il volto della stanchezza, della rassegnazione, della noia». «La vera grande sfida oggi è quella di ritrovare l’anima dell’Europa, il senso profondo del nostro stare insieme». Quindi aggiunge: «Per cambiare l’Europa dobbiamo prima cambiare il nostro Paese. L’Italia viene a dire in questo semestre che ha voglia di cambiare» e in Europa «vogliamo dare prima che ricevere». «Vogliamo rispettarne le regole»: del Patto di stabilità e crescita, aggiunge, occorre «considerare i due aspetti, sia la stabilità, il rigore, sia la crescita».

Nel suo discorso il premier italiano Matteo Renzi accenna ai risultati del Consiglio europeo, afferma che occorre «investire nel capitale umano», indica la necessità di creare un «servizio civile europeo per far fare ai giovani l’esperienza dell’Europa». Significativa la digressione sulla politica estera e l’immigrazione. Cita il Medio Oriente e ricorda che «lo Stato di Israele ha il diritto di esistere». «L’Italia – aggiunge subito dopo – è una frontiera. Lo sappiamo bene in relazione alle difficoltà della Libia. Ma occorre ribaltare il discorso: l’Africa deve vedere il protagonismo dell’Europa», sul piano della cooperazione, dello sviluppo, dei diritti e della «dimensione umana». «L’Europa si deve indignare per la situazione cui è costretta Asia Bibi, perseguitata e condannata a morte perché cristiana in Pakistan, per il rapimento delle ragazze nigeriane, per Miriam…». Sui temi politici torna sulla necessità di avere un’Europa inclusiva e riguardo i difficili rapporti con Londra afferma: «Un’Europa senza Regno Unito sarebbe semplicemente meno Europa».