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Parlamento Ue: Juncker, «La moneta unica protegge l’Europa». 300 miliardi per la crescita
(Sir Europa - Strasburgo) - «La moneta unica non divide ma protegge l'Europa, la sua economia, i suoi cittadini». È il passaggio che suscita maggiori consensi e proteste più rumorose del discorso di Jean-Claude Juncker, candidato alla presidenza della Commissione Ue, intervenuto nell'emiciclo di Strasburgo prima del voto degli eurodeputati, che si aprirà verso le 12.
Un intervento lungo, appassionato, dai forti tratti europeisti quello del lussemburghese, che ha ricordato le radici dell’integrazione e il valore assoluto della pace: «Cosa sarebbe oggi l’Europa se non avessimo costruito la Comunità europea?». Juncker ammonisce ad abbandonare i nazionalismi, indica come esempio di «pazienza, coraggio e determinazione» politica tre «grandi europei»: Delors, Mitterrand e Kohl. «Il 25 maggio i cittadini hanno parlato, ci hanno detto le loro attese, le loro angosce». A questi desideri occorre «rispondere con i fatti»: «Rinunciamo a sterili dibattiti ideologici. Assumiamo il pragmatismo come metodo. Produciamo risultati concreti per tutti i cittadini». «Saremo attori comunitari. Voglio una Commissione che sia politica, più politica», indipendente dal Consiglio europeo – e dunque dagli Stati membri -, ma anche dal Parlamento, con il quale, però, Juncker intende collaborare strettamente. Poi aggiunge: «L’Europa non si costruisce contro gli Stati, ma con gli Stati».
«Entro febbraio 2015 intendo definire un programma per la crescita, gli investimenti e il lavoro che mobiliti 300 miliardi, tra fondi pubblici e privati, nel corso di tre anni». Jean-Claude Juncker scende nel dettaglio di alcune proposte nel corso del suo intervento all’Europarlamento. Deve convincere almeno 376 dei 751 eurodeputati a votarlo come prossimo presidente della Commissione al posto di José Manuel Barroso, che terminerà il suo mandato il 31 ottobre. I settori che andrebbero prioritariamente mobilitati sono, a suo avviso, le reti energetiche, le fonti energetiche sostenibili («non sono un pallino o un lusso per ambientalisti, ma la premessa di una crescita sostenibile»), la banda larga, le infrastrutture di trasporto, il sostegno al settore industriale e in particolare alle Pmi, la ricerca, la Garanzia giovani, «da estendere fino all’età di 30 anni», anziché a 25 come ora. Quindi precisa: «Noi non chiederemo di modificare il Patto di stabilità e crescita. La stabilità» dei conti pubblici «è un obbligo di lungo periodo. Ma nello stesso Patto di ci sono margini di flessibilità per tornare alla crescita». Quindi insiste sugli «impatti sociali» delle decisioni e delle riforme assunte in sede Ue e da realizzare in ogni Paese. «La crisi non è finita – dice – finché ci saranno milioni di disoccupati». Il lavoro sarà dunque un impegno urgente della Commissione.