(SIR Europa Strasburgo) Martin Schulz, tedesco, capogruppo uscente dei Socialisti e democratici, è il nuovo presidente dell’Europarlamento. Nella votazione a scrutinio segreto ha ottenuto 387 voti: la maggioranza assoluta, necessaria per l’elezione alla prima votazione, era di 336 preferenze (i voti espressi sono stati 699, 29 quelli nulli, 670 quelli validi). Gli altri due candidati erano il conservatore britannico Nirj Deva, che ha avuto 142 voti e la liberaldemocratica britannica Diana Wallis, che ne ha avuto 141. Desidero essere e sarò il presidente di tutti gli eurodeputati, ha subito affermato Schulz davanti all’aula, per poi passare a un tributo alla figura del suo predecessore, il popolare polacco Jerzy Buzek: Lei ha rappresentato, come nessun altro ha detto Schulz l’unità dell’Europa. L’Europa sta attraversando un momento turbolento ha quindi aggiunto -, oggi non abbiamo la certezza che i nostri figli avranno il nostro stesso livello di vita. Povertà e disoccupazione colpiscono gli europei e specialmente i giovani. Anonime agenzie di rating minacciano le nostre economie e la stabilità europea. Per questo occorre una risposta forte e comune dall’Ue, a cominciare dalla definizione del fiscal compact, dove siano conciliate la disciplina di bilancio con la crescita e l’occupazione. È lo stesso Martin Schulz, neo eletto presidente del Parlamento europeo, ad annunciare in aula che domani sarà presente il premier ungherese Viktor Orban per un dibattito con gli eurodeputati sulla situazione a Budapest e per rispondere alle perplessità sollevate in Europa a proposito delle ultime leggi approvate nel suo paese. Nel suo primo discorso da presidente, il politico tedesco ha sostenuto che i cittadini seguono talvolta con diffidenza il nostro lavoro e si aspettano di più per la soluzione dei problemi di ogni giorno, relativi al lavoro dei figli, alla salute, alla tutela dei consumatori, alla sicurezza. Dobbiamo fare di più per ascoltare la voce dei cittadini. Schulz ha quindi osservato: Il fallimento dell’Ue non è più una ipotesi irreale: si passa da un vertice all’altro senza trovare una vera soluzione alla crisi. C’è il pericolo di tornare ai tempi del Congresso di Vienna, con l’imposizione di interessi nazionali che prevalgono su altri interessi nazionali. La risposta deve invece venire, per il neo presidente, dal metodo comunitario, che è l’anima stessa dell’Unione. I conflitti e i problemi devono essere risolti con il dialogo e il consenso; occorre mediare tra interessi differenti ponendosi come obiettivo alto il bene comune europeo entro lo scenario globale. (Sir)