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Parlamento europeo, “includere il diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali Ue”. Morresi: “considerare le leggi nazionali che lo regolamentano”

Torna ancora una volta in emiciclo a Strasburgo la decisione della Corte suprema statunitense di abolire il diritto all’aborto negli Stati Uniti. Dopo la risoluzione adottata il 9 giugno a sostegno della decisione Roe v. Wade (1973), ora il Parlamento europeo contesta la decisione dell’Alta Corte americana del 24 giugno e, più in generale, “condanna con fermezza il deterioramento dei diritti e della salute sessuale e riproduttiva delle donne nel mondo”. 

Nella risoluzione adottata oggi in plenaria i deputati chiedono di inserire il diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Il testo, non legislativo, è stato approvato con 324 voti favorevoli, 155 contrari e 38 astensioni. I deputati affermano che occorre presentare al Consiglio una proposta intesa a modificare l’articolo 7 della Carta poiché “ogni persona ha diritto all’aborto sicuro e legale” e attendono che il Consiglio europeo si riunisca per convocare una Convenzione per la revisione dei trattati, come già ribadito nella risoluzione del 9 giugno (in conseguenza della Conferenza sul futuro dell’Europa).

I deputati – segnala una nota del Parlamento – esprimono “piena solidarietà e sostegno alle donne e alle ragazze negli Stati Uniti, nonché a coloro che sono coinvolti nella prestazione e nella promozione del diritto e dell’accesso all’assistenza legale e sicura all’aborto in circostanze così difficili”, e chiedono al Congresso degli Stati Uniti “di approvare un progetto di legge che tuteli l’aborto a livello federale”.

I deputati esortano i Paesi Ue a depenalizzare l’aborto, “a eliminare e combattere le rimanenti restrizioni giuridiche, finanziarie, sociali e pratiche in alcuni Stati membri”. I Paesi Ue dovrebbero “garantire l’accesso a servizi di aborto sicuri, legali e gratuiti, a servizi di assistenza sanitaria prenatale e materna, alla pianificazione familiare volontaria, a servizi adatti ai giovani, nonché alla prevenzione, al trattamento e al sostegno nella lotta all’Hiv, senza discriminazione alcuna”.

“Non si capisce perché debba esserci un diritto all’aborto. L’aborto non può essere un diritto, è la soppressione di una vita umana. Bisogna piuttosto considerare le leggi che lo regolamentino”. Così Assuntina Morresi, docente di Chimica Fisica all’Università degli Studi di Perugia e membro uscente del Comitato Nazionale per la Bioetica, al Sir commenta il via libera della Plenaria di Strasburgo alla risoluzione in cui l’Eurocamera “condanna fermamente la regressione in materia di diritti delle donne e di salute sessuale” dopo la decisione della Corte Suprema negli Usa e propone di inserire il diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue.

“Personalmente, regolamenterei l’aborto ammettendolo quando la vita della madre è a rischio – osserva -. Il diritto all’aborto collide con tutti gli altri diritti, che si basano sul diritto alla vita, e da questo punto di vista la risoluzione europea è  un passo indietro, non un passo avanti. L’istituzione di un diritto va molto oltre che regolamentarne l’accesso”. Volgendo lo sguardo alla realtà italiana, Morresi spiega che “abbiamo una legge sull’aborto che è consolidata, che non parla di diritto all’aborto ma anche di tutela della maternità e in cui si dice che deve essere fatto di tutto per rimuovere le cause che portano all’interruzione volontaria di gravidanza. Questa risoluzione – conclude – non dovrebbe avere una ricaduta nel nostro Paese dove c’è già una legge in materia”.