Cultura & Società
Parità scolastica: Cnsc, «non pienamente garantita libertà di scelta educativa. Urgente attuare legge 62/2000»
La libertà di scelta non è ancora garantita. «Un sistema educativo costruito sui pilastri dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e formative, della parità tra scuole statali e non statali e dell’effettiva libertà di scelta educativa delle famiglie, anche mediante i percorsi dell’istruzione e formazione professionale – si legge nel testo -, risulta meglio orientato a sostenere il compito affidato a ogni struttura educativa». Il documento richiama la legge 62/2000, secondo la quale il sistema nazionale di istruzione è costituito dalle scuole pubbliche statali e dalle scuole pubbliche paritarie gestite dai privati e dagli enti locali, al fine di garantire la libertà di scelta educativa in un contesto di pluralismo scolastico. Tuttavia, nonostante alcuni provvedimenti assunti in anni recenti, «una piena libertà di scelta educativa non può dirsi pienamente garantita. Il nostro Paese, infatti, è ancora fermo a un sistema che lascia poca autonomia alle singole scuole, che discrimina di fatto le scuole pubbliche paritarie» e che, malgrado la legge 53/2003, «impedisce il funzionamento dell’Istruzione e formazione professionale in buona parte del territorio nazionale». Tranne che in Italia e in Grecia, in tutti i Paesi europei è assicurato alla scuola non statale un sostegno economico pubblico. Dei nove milioni di alunni del sistema educativo di istruzione e formazione nazionale, 7.800 mila sono accolti nelle scuole statali, quasi un milione nelle paritarie, circa 150mila nel centri di formazione professionale accreditati.
Riorganizzare il finanziamento con quota capitaria. Per assicurare un’effettiva autonomia delle istituzioni scolastiche e una reale parità scolastica occorre anzitutto riorganizzare il finanziamento dell’intero sistema nazionale di istruzione (scuole statali e paritarie) attraverso la definizione di una quota capitaria, ossia una determinata somma per ogni alunno frequentante la scuola. E’ la prima delle proposte avanzate dal Cnsc. Accompagnata da «un sistema di convenzionamento per singolo istituto – prosegue il testo -, la quota capitaria costituisce la misura principale per la definizione di un fondo di bilancio permanente da attribuire a ciascuna scuola del sistema nazionale di istruzione». Presupposto ne è «la definizione del costo standard per allievo, cioè l’individuazione del costo ottimale per l’istruzione di ogni alunno». Il Cnsc suggerisce inoltre la stipula di convenzioni economiche tra scuole paritarie e Stato per «assicurare ai gestori adeguate certezze sull’ammontare dei finanziamenti e sui tempi di erogazione degli stessi». E ancora: la detraibilità dalle imposte delle spese scolastiche (già introdotta negli ultimi anni ma da rafforzare) e una disciplina a livello nazionale delle misure di diritto allo studio (buono scuola, assistenza disabili, refezione, trasporto).
Sostegno ai disabili non garantito. Per rendere effettivo il diritto all’istruzione degli alunni con disabilità che frequentano le scuole paritarie e la libertà di scelta delle loro famiglie, è necessario che lo Stato assicuri la piena copertura del costo del personale docente di sostegno, così come avviene nella scuola statale. A segnalarlo è il Cnsc, che nel documento diffuso oggi, sottolinea l’inadeguatezza dei contributi statali alle paritarie che accolgono disabili. Tra le proposte avanzate per il conseguimento di un’effettiva parità, l’introduzione di agevolazioni fiscali per l’ente gestore di scuola paritaria, «al fine di ridurre la distanza dal regime fiscale di cui gode la scuola statale» come, ad esempio, l’estensione dell’esenzione Imu/Tasi e l’applicazione dell’agevolazione Tari prevista per le scuole statali. «L’esclusione dalle misure di promozione dell’istruzione di cui le scuole paritarie sono attualmente fatte oggetto è iniqua e va superata», si legge ancora nel documento che elenca alcuni ambiti «in cui occorre intervenire per superare l’attuale discriminazione: incentivi formazione docenti; partecipazione ai progetti del Miur; innovazione tecnologica; iniziative extrascolastiche; edilizia scolastica». Per quanto riguarda la formazione degli insegnanti, il Cnsc chiede che coinvolga «un numero di docenti tale da consentire anche alle scuole paritarie di poter utilizzare personale specializzato ai sensi di legge».
Per la formazione professionale serve un piano nazionale. «Lo Stato – si legge ancora nel documento – continua a non tutelare il diritto all’istruzione e formazione che pure è formalmente promesso agli allievi che frequentano o che intenderebbero frequentare i percorsi della Iefp (Istruzione e formazione professionale), così frustrando ed impedendo di fatto la libertà di scelta educativa delle famiglie». I percorsi di Iefp sono infatti attivati soltanto in alcune Regioni, enti cui la Costituzione riconosce competenza esclusiva in materia. Tra le richieste del Cnsc, un sistema omogeneo di unità di costo standard (Ucs), determinato secondo criteri oggettivi di efficienza e qualità del servizio erogato e basato su precisi indicatori; la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep); il rafforzamento degli strumenti nazionali di raccordo tra i diversi livelli istituzionali coinvolti (a partire dal ministero del Lavoro); un più efficace collegamento con il mondo del lavoro e delle professioni. Per il Cnsc, «occorre poi assicurare effettivo valore nazionale ai titoli delle Regioni» e attribuire in ogni regione «risorse finanziarie specifiche, stabili e certe alla Iefp, sulla base di una programmazione pluriennale – almeno triennale – che consenta di dare sufficiente continuità all’erogazione dei percorsi formativi». Anche a questi allievi occorre garantire il diritto allo studio, sia estendendo anche a loro le misure previste per i ragazzi che vanno a scuola, sia con «sgravi fiscali per le imprese che investono nei laboratori».