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PARABOLE MEDIATICHE: RINI (FISC), I MEDIA CATTOLICI DEVONO VINCERE LA SFIDA DELLA QUALITÀ

In una società, come la nostra, dominata da “amplissimi circuiti mediatici” e da Internet, che “sta cambiando il nostro stile di vita e il modo di pensare e di comprendere delle nuove generazioni”, per i media cattolici la sfida da vincere è quella della “qualità”. Lo ha detto don Vincenzo Rini, presidente della Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), intervenendo al Convegno Cei “Parabole medianiche”, in corso a Roma per iniziativa della Cei. “Qualità”, per i media cattolici – ha detto Rini – “significa fare sempre meglio, fare giornali e radio coinvolgenti, televisioni cattoliche che comunichino in modo accattivante”, ma soprattutto “fare un’informazione che diventi conoscenza, cultura, comunicazione”, in un contesto mediatico caratterizzato “da molte informazioni, ma da poca comunicazione”.

Quella della qualità, in questa prospettiva, è per Rini “una sfida etica, finalizzata alla persona umana, da far crescere nella sua dignità, rispettando il significato della notizia, non a livello individuale, ma antropologico”. Per i 145 settimanali cattolici aderenti alla Fisc, tutto ciò comporta anzitutto “la fedeltà al territorio, che è il soggetto del nostro comunicare, l’ambiente umano a cui noi diamo la parola, aiutandolo a restare fedele a se stesso, alla sua storia e alla sua cultura”. Un ruolo, questo, che per Rini deve porsi anche a servizio della nuova Europa, dove le “mille voci” dei settimanali diocesani portano “il suono sinfonico del territorio”, per dire no “alla globalizzazione delle coscienze e delle culture”. Ma c’è un’altra sfida, secondo Rini, che i settimanali cattolici devono vincere “in casa nostra”: una “sfida meno visibile e appariscente, ma più pericolosa, quella tra Noé e suo figlio Cam. I nostri media sono ‘nudi’ come Noé. Sono poveri, non possono contare su grandi mezzi economici, hanno bisogno di persone di famiglia, di gente di casa nostra per superare le loro difficoltà”.

“Se la Chiesa italiana ha da tempo fatto la scelta del comunicare – ha detto Rini – la base ecclesiale è ancora molto lontana dal sostenere questa scelta”. Di qui l’esigenza di “far crescere la responsabilità ecclesiale verso i media cattolici”, affrontando la “sfida della consapevolezza” anzitutto attraverso “gli operatori pastorali di base”. “I cattolici – ha concluso Rini – non apprezzano i loro media perché abbagliati dall’opulenza dei grandi media. Ma i nostri media non possono fare grandi rilanci o operazioni di marketing, e a soffrirne è la capacità stessa dei cattolici di fare comunicazione e cultura”.Sir