Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Papa Wojtyla e la Madonna del Conforto.

Giovanni Paolo II doveva visitare Arezzo il 20 settembre 1992, ma per ragioni di salute la visita fu spostata all’anno successivo. Era il 23 maggio del 1993 quando il Papa d’origine polacca si inginocchiò davanti all’immagine della Madonna del Conforto. L’immagine della veste bianca del Pontefice e del suo volto stretto fra le mani e raccolto in preghiera fa ormai parte della storia di Arezzo. Sono passati diciotto anni e proprio il prossimo primo maggio Karol Wojtyla sarà proclamato beato. La Chiesa gli riconosce virtù eroiche nell’arco di un breve tempo «dall’imponente fama di santità da lui goduta in vita, in morte e dopo morte». Oggi, alla vigilia della festa della Madonna del Conforto, ritorna alla mente quel momento che accomuna il gesto di un grande Papa a quello che, da oltre due secoli, compie con uguale devozione e venerazione il popolo aretino.Anche il 1993 fu un anno che aveva una qualche assonanza con i nostri giorni. L’Italia era in pieno clima di tangentopoli e si stava vivendo un difficile periodo di disorientamento etico e morale. La Chiesa, pur in mezzo a difficoltà, trovava nell’insegnamento di Giovanni Paolo II un riferimento certo. Le sue encicliche, i suoi viaggi apostolici in Italia e nel mondo, gli incontri con i giovani nelle Giornate mondiali della gioventù, nelle udienze, nelle diocesi offrivano coraggio e percorsi certi.Come gli aretini, anche il Papa polacco aveva costruito la sua vita spirituale sull’affidamento a Maria. Nel suo testamento aveva scritto a proposito «dell’ultima chiamata»: «Non so quando Esso verrà, ma come tutto, anche questo momento depongo nelle mani della Madre del mio Maestro: Totus Tuus. Nelle stesse mani materne lascio tutto e Tutti coloro con i quali mi ha collegato la mia vita e la mia vocazione». Un inno che in cuor loro tanti aretini si sentono di condividere e forse inconsapevolmente hanno ripetuto e ripetono con fede davanti all’immagine della Vergine del Conforto.Qualche anno prima, nel 1987, Giovanni Paolo II aveva dedicato a Maria l’importante enciclica Redemptoris Mater e indetto uno speciale Anno Mariano. E anche in questa enciclica si possono trovare affinità e similitudini con i sentimenti degli aretini. Se nell’enciclica Papa Wojtyla pone la Madre di Dio al centro della Chiesa in cammino, altrettanto lo è la Madonna del Conforto per la Chiesa aretina. Se la Madonna venerata da altre fedi cristiane è la via che può aiutare il movimento ecumenico e l’unità dei cristiani, anche ad Arezzo la festa del 15 febbraio è il momento che unisce tutta la città. Se al titolo di quell’enciclica è stata dedicata la magnifica cappella nel Palazzo apostolico in Vaticano realizzata in mosaico nel 1999 dall’artista gesuita Marko Ivan Rupnik, ad Arezzo alla Madonna del Conforto gli aretini hanno dedicato la grandiosa cappella che conosciamo.Ma il legame più profondo fra la devozione mariana di Giovanni Paolo II e dei fedeli aretini rimane ancora oggi quell’atto di affidamento alla Vergine che il Papa proclamò durante la celebrazione eucaristica nello stadio di Arezzo. «In quell’immagine – premise il vescovo Giovanni D’Ascenzi, ai piedi della piccola terracotta della Madonna portata all’interno dell’impianto sportivo per l’occasione – c’è la storia del cuore di tanti aretini che, da soli o in massa, si recano ai suoi piedi e raccontano, raccontano quello che incontrano nella vita, affidano a Lei le sofferenze e in Lei confidano». E Giovanni Paolo II concluse proclamando: «Bianca Regina, Madonna del Conforto, eccoci ai tuoi piedi per affidare al tuo cuore di Madre il popolo di questa città e di questa diocesi. Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra avvocata. Prendici per mano, rendici forti e generosi». Era un giorno di maggio, come di maggio avremo la beatificazione di Giovanni Paolo II, come di maggio era il giorno in cui nel lontano 1805 a rendere omaggio alla Madonna del Conforto giunse un altro Pontefice, Pio VII, di ritorno da Parigi dove aveva incoronato imperatore Napoleone: il mese dedicato al culto della Madre di Dio, però, ad Arezzo si snoda per tutto l’anno e inizia con la festa del 15 febbraio.Martedì, giorno della grande festa in onore della Vergine che nel 1796 ha liberato Arezzo dal terremoto, arriverà in città per la Messa solenne delle 10.30 l’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, creato cardinale da Benedetto XVI nell’ultimo Concistoro a novembre. Ha voluto che fosse presente qui l’arcivescovo Riccardo Fontana che ha inviato Romeo per una ragione particolare: fu proprio Romeo che raccontò a Fontana di aver visto in un testo letto da Giovanni Paolo II un’immagine mariana che il Papa utilizzava come segnalibro. Il futuro arcivescovo di Palermo la girò per scoprire dove si trovasse quella riproduzione di Maria sovrastata da una corona. Lesse che era la terracotta miracolosa della Madonna del Conforto custodita nel Duomo di Arezzo. Un particolare che Romeo ha custodito a lungo nella memoria finché non lo ha riferito a Fontana. E nel ricordo di Giovanni Paolo II l’intera diocesi celebrerà la festa del 15 febbraio, quasi un piccolo anticipo in terra aretina del calore che si vivrà in piazza San Pietro a Roma durante la Messa di beatificazione di Papa Wojtyla. di Alessandro Gambassi